Tra buon cibo, vini prelibati e atmosfere antiche, ad Asti è nato il primo Albergo che forma e prepara ragazzi con la sindrome di Down all’esperienza professionale. Un sistema di integrazione e cammino verso l’autonomia che è stato ribattezzato “Metodo Download”
Tutto ha avuto inizio una quindicina di anni fa nell’accogliente e colorato locale Tacabanda di Asti, bella cittadina piemontese ai piedi di colli rigogliosi, particolarmente apprezzata per la sua cucina, il vino e i sapori antichi, che da queste parti rappresentano quasi una religione laica. Un incontro, quello avvenuto tra i tavoli del locale nel centro storico, dagli aspetti incredibili soprattutto se letti alla luce di quanto si è poi sviluppato: un’esperienza all’avanguardia da un punto di vista imprenditoriale e sociale, alberghi e ristoranti aperti in più parti d’Italia e nel mondo ma, soprattutto, una storia di integrazione e di autonomia per coloro i quali sono considerati ancora da troppi “i diversi”, in questo caso quelle persone con sindrome di Down.
A raccontarci questa storia è uno dei suoi protagonisti, Alex Toselli, presidente della Cooperativa Download e fondatore di Albergo Etico. «La scintilla – ci dice – si è accesa in modo molto semplice con un incontro assolutamente fortuito, come spesso accade per i progetti che hanno alla base un’idea innovativa e di grande respiro. Sono quegli incontri, come si dice: “scritti nelle stelle”. In una cantina nella città vecchia di Asti – racconta Toselli – un ragazzo con sindrome di Down, Niccolò, quello che consideriamo il nostro “punto zero”, si reca al ristorante Tacabanda, e lì ha un incontro per lui imprevedibile quanto fruttuoso, quello con uno chef: Antonio. Niccolò è uno studente con sindrome di Down della Scuola Alberghiera, Agenzia di Formazione Professionale delle Colline Astigiane, che alla fine, all’interno del ristorante Tacabanda, effettuerà il suo primo stage formativo. A gestire il locale lo chef Antonio De Benedetto e suo fratello Egidio, che subito comprendono le potenzialità di Niccolò, che da parte sua risponde con un incredibile entusiasmo. Ed io? – prosegue nel suo raccolto il presidente della Cooperativa Download -. Ero lì come un commensale qualsiasi, ho visto e notato quell’incontro che mi è parso di incredibile fecondità e ci ho messo la mia esperienza manageriale. Da lì è poi nato il primo tirocinio e l’inizio dello stage, il primo di una lunga serie che sono stati effettuati all’interno del Tacabanda negli anni successivi, e che hanno portato alla creazione e al progressivo consolidamento del metodo “Download”».
Un metodo questo, considerato all’interno della Cooperativa, una sorta di piattaforma propedeutica alla ricerca e alle esperienze lavorative sul campo. Lo schema è semplice: si parte dall’osservazione diretta e attenta dei ragazzi, delle loro dinamiche relazionali e dei cambiamenti generati dall’esperienza lavorativa. «In maniera induttiva, l’osservazione dell’esperienza dei singoli ragazzi passati dalla cucina e dalla sala del proprio ristorante ha portato lo chef Antonio De Benedetto a elaborare un metodo generale, basato su principi e regole replicabili, ma comunque nel rispetto delle differenze tra persone e tra disabilità: i percorsi dei ragazzi vengono, infatti, personalizzati in base alle specifiche esigenze ed esperienze individuali». Il metodo si chiama “Download” perché, come descritto dal sito web ufficiale di Albergo Etico, “con il termine informatico download si vuole descrivere l’azione di sintesi e semplificazione dell’esperienza professionale verso la persona con deficit cognitivo, sensoriale e fisico, come in un immaginario scaricamento dati tra sistemi operativi”.
Ma perché proprio Asti e quel territorio? Si è trattato solo di un incontro fortuito o c’è dell’altro, fino a parlare di terreno fertile per una esperienza innovativa?, chiediamo a Toselli. «Penso che si possa parlare di ambedue gli aspetti – ci risponde -. Certamente la casualità di un incontro può significare molto ma in territori piccoli molto spesso, ed è il nostro caso, si sviluppa una comunità molto forte. In piccole realtà certe esperienze sono più contaminanti e i ragazzi, se una comunità è sana, sono più inclusi, e poi il nostro territorio è noto per l’enogastronomia e si fa ristorazione di qualità…».
Ma torniamo al sistema Albergo Etico e a tutte le sue derivazioni. L’albergo di Asti resta il “quartier generale” dopo che si è ridato vita ad un’antica casa di ringhiera a corte chiusa in mattoni a vista che – illustra il depliant della struttura – “conserva il fascino delle case di un tempo, tra città e campagna, ma offre tutti i comfort, coniugando semplicità ed efficienza”.
Ma parte di questo sistema di integrazione e cammino di autonomia legato al lavoro, sono anche una serie di indicatori che, quasi scientificamente, seguono l’evoluzione delle singole persone rispetto all’impegno profuso.
“Applicando un modello basato sul dialogo estensivo con gli stakeholder (investitori), abbiamo calcolato – si apprende dal sito ufficiale di Albergo Etico – che per l’anno fiscale 2018 la Cooperativa Download ha generato un ritorno sociale di 3,72 euro per 1 euro investito. Per evitare di sovrastimare l’indice, è stato utilizzato un approccio conservativo. È quindi possibile affermare che il risultato ottenuto descrive un notevole ritorno in termini sociali”. In via previsionale, si è calcolato anche il ritorno sociale sull’investimento che ci si aspetta di avere per l’esperienza nella città di Roma, dove a novembre 2018 è stato inaugurato Albergo Etico Roma, e di Pistoia. Indicatori importanti visto che la realtà di Albergo Etico è ormai diffusa oltre ad Asti e nella Capitale, a Sondrio, Cesenatico, Bari, Fenis (Ao), Matera, mentre esperienze si stanno portando avanti in Argentina, Albania, a Bratislava ma, soprattutto, in Australia, nelle Blue Mountains. «Dell’esperienza australiana – ci dice Alex Toselli – vado particolarmente orgoglioso perché la nostra è la prima impresa sociale del genere in quel grande Paese. Oggi, di fatto, impieghiamo 8 persone con disabilità inserite nell’Albergo Etico australiano, ma teniamo presente che lì le attività riprendono solo in questo mese per via del lockdown». Un’esperienza replicabile in altri contesti, anche nazionali, per andare oltre i confini nazionali. «Assolutamente sì – risponde convinto Toselli – e a 360 gradi. Già è così con ragazzi e ragazze che hanno trovato spazio lavorativo in altri settori come nella logistica, o in un concessionario auto, seguendo ciò che più li avvicina ai propri interessi ed incontrando persone che hanno visto in loro il talento oltre ad una disabilità. Penso – aggiunge – che si tratti di un modello vincente anche in altre realtà, perché si basa su una solida formazione personale e su un cammino di autonomia e presa di coscienza delle proprie capacità».
Altro pilastro di questa esperienza così particolare è l’“Accademia dell’Indipendenza” che, attraverso un’esperienza di emancipazione e formazione, vuole portare i ragazzi con sindrome di Down ad avanzare in un cammino di autonomia e sicurezza fisica e psichica. L’Accademia, è stata pensata sulla falsariga di esperienze simili sperimentate nel mondo militare, dove c’è una struttura gerarchica ben definita e riconoscibile che accompagna e sostiene il ragazzo, e una “divisa” comune che ne rende evidente lo spirito di gruppo e di unità. «La presenza diffusa in città di ragazzi che si muovono in divisa – ci spiega – stimola la collettività a riflettere e a porsi domande. É anche un modo per allargare la riflessione sull’inserimento lavorativo dei ragazzi con esigenze particolari e per aumentare il numero di imprenditori disponibili ad accoglierli tra il loro organico». Altro elemento all’interno dell’Accademia che risulta di primaria importanza è la possibilità di poter usufruire di uno spazio dove poter soggiornare. «L’Accademia è un percorso graduale attraverso cui il ragazzo apprende a svolgere tutte le mansioni dell’albergo e del ristorante e le replica nel contesto famigliare. Il percorso è stato pensato della durata di tre anni, sulla base dell’esperienza maturata che ci ha permesso di capire come questo sia il tempo medio necessario per giungere ad una autonomia vera – aggiunge Toselli -. I ragazzi imparano a non tornare a casa per dormire, ma a dormire nelle stanze dedicate al personale. Questa è un’altra grande occasione per tagliare il cordone ombelicale con la famiglia e imparare a vivere con i propri coetanei. É incredibile osservare come queste occasioni di autogestione li responsabilizzino e li motivino». Nella foresteria dell’Albergo non ci sono assistenti o educatori, ma solo colleghi di lavoro dove i più esperti e maturi fanno da tutor ai nuovi arrivati. Altre realtà del circuito di Albergo Etico sono quelle esperienze legate alla cosiddetta “agricoltura sociale”, dove nel corso degli anni sono state portate avanti delle piccole sperimentazioni con alcuni dei ragazzi, constatando come la cura e l’attività di giardinaggio e orticoltura possano essere occasioni importanti di crescita.
In particolare uno dei progetti che si vorrebbero realizzare è la creazione di un Parco Bio Etico, un’area agricola dove gli allievi dell’Albergo Etico possano gestire un piccolo orto e qualche animale da cortile. Per favorire la collaborazione con la società, il Parco – si sottolinea – potrebbe essere gestito in collaborazione con associazioni di volontariato, privati, anziani e scuole.
Metodo Download
«Con il termine informatico “download” si vuole descrivere l’azione di sintesi e semplificazione dell’esperienza professionale verso la persona con deficit cognitivo, sensoriale e fisico, come in un immaginario scaricamento dati tra sistemi operativi».
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