Il Muro della gentilezza è arrivato anche a Milano, nella sede del Mercato Centrale di via Sammartini. Qui ci sono attaccapanni dove i cittadini possono lasciare gli abiti che non utilizzano più per donarli a chi ne ha bisogno.
L’idea prende spunto dai vari walls of kindness nati in Iran nel 2015 e poi diffusi in questi anni in giro per il mondo, per sostenere le persone in condizioni di difficoltà. Lo slogan del muro è “se non hai bisogno lascialo, se ne hai bisogno prendilo”. Si promuove così la solidarietà dei piccoli gesti, come donare un capo di abbigliamento in buone condizioni ma che non si usa più e che invece può essere d’aiuto a qualcun altro. Ora c’è un Muro della gentilezza anche a Milano, presso la sede del Mercato Centrale di via Sammartini.
Un progetto nell’ambito della riqualificazione urbana
La struttura resterà aperta tutti i giorni, fino alla fine di gennaio, negli orari del Mercato Centrale. È parte di un’iniziativa di riqualificazione promossa dallo stesso Mercato Centrale in collaborazione con Grandi Stazioni Retail. A gestire la raccolta e la redistribuzione dei capi i volontari di City Angels, che già svolgono quotidianamente attività di presidio del territorio fornendo aiuto alle persone senza fissa dimora.
I numeri degli homeless a Milano
Secondo una recete rilevazione promossa dal Comune di Milano insieme alla Fondazione Rodolfo Debenedetti, le persone senza fissa dimora che vivono in città sono oltre duemila, pari allo 0,15% della popolazione residente, ossia 15 su mille. La maggior parte di loro vive nel centro storico (39%), o nelle aree adiacenti alla Stazione Centrale (18%). Il 90% è uomo, e due terzi del totale hanno più di 35 anni. Fra i bisogni espressi nel corso dell’indagine, oltre a quelli di poter conservare i propri oggetti personali e di avere accesso ai servizi sanitari, c’è proprio quello di poter avere dei vestiti puliti.
L’idea del wall of kindness
Il primo wall of kindness nasce in Iran nel 2015 nella città di Mashad, dove i primi indumenti vengono appesi sui muri esterni delle case e messi a disposizione delle persone in condizioni di povertà. L’iniziativa si è poi diffusa in altri centri urbani ed è arrivata anche a Teheran, non solo con gli abiti ma anche con i prodotti alimentari attraverso i “frigoriferi aperti” e riempiti di cibo per i bisognosi.
L’anno successivo iniziative analoghe si sviluppano a Karachi, Rawalpindi, Lahore, Sialkot, Quetta e altre città del Pakistan, ma anche a Liuzhou, in Cina. Nel 2017 è la volta di Amman, in Giordania, dove presso l’hotel Landmark è partita una raccolta di abiti usati che sono poi stati rammendati, lavati e stirati dal personale alberghiero e poi appesi al muro esterno a disposizione di tutti.
© Riproduzione riservata