AGING WELL: un obiettivo possibile?
Tentare di contrapporsi al tempo che passa ci fa vivere un persistente senso di disagio. L’atteggiamento giusto, invece, è mirare ad ottenere la condizione migliore compatibilmente con l’età e convivere serenamente anche con i propri problemi di salute.
Gli anni passano e nessuno è ancora riuscito a bloccarne l’evoluzione. Alcuni centri di ricerca molto avveniristici stanno provando a identificare i “segnapassi” del tempo, ma non sono prospettive che interessano noi oggi. D’altra parte, abbiamo sempre presente quanto affermato da Proust molti anni or sono: «Il tempo non è visibile e per manifestarsi si impossessa dei corpi». Quindi il nostro problema non è quello di combattere una battaglia illusoria contro gli anni, ma di fare in modo che l’evoluzione sia il più lenta possibile, evitando comportamenti errati che possono accelerare l’evoluzione già dettata dal tempo. Quindi nessun miracolismo né superficiali tentativi di cancellare gli anni, ma un impegno serio per mantenere il corpo e la mente nella condizione migliore compatibilmente con l’età. Fortunatamente non è mai troppo tardi per incominciare, perché la struttura dell’individuo segue una linea continua, sulla quale ci si può inserire con atteggiamenti positivi in qualsiasi momento, anche se, ovviamente, prima si inizia meglio è.
Non è questa la sede per riassumere in poche righe cosa sia necessario fare per aging well (invecchiare bene); prima di tutto però è importante dare attenzione a questa dizione, diversa rispetto a quella di healthy aging. Infatti si deve considerare che si può invecchiare bene anche coesistendo con alcune malattie. L’obiettivo non è quello teorico di una salute assoluta, ma di essere capaci di convivere con una serie di problemi di salute che, se controllati, non impediscono il mantenimento dell’autosufficienza e non interferiscono con il benessere psichico. Per raggiungere questo equilibrio si deve accettare che l’età lascia i suoi segni. Chi rifiuta di vivere il tempo, ed i suoi segni più o meno visibili, si mette in una condizione di continuo disagio, alla ricerca di equilibri molto spesso irraggiungibili.
Un esempio di come non ci si dovrebbe comportare è quello del rapporto con il cibo. I giornali e gli altri mezzi di comunicazione in questi tempi sono invasi da informazioni negative sul cibo. Non si tratta di notizie scientificamente provate, ma di informazioni che nascono senza fondamento, il più delle volte lanciate da persone che hanno interessi particolari. Il tutto diventa fonte di attenzione esasperata da parte di molti nostri concittadini, attenzione che si trasforma in preoccupazione, in continui interrogativi sulla salubrità di questo o quest’altro alimento, fino ad arrivare a trasformare in un’operazione spiacevole qualsiasi assunzione di cibo. Nella prospettiva dell’aging well è necessario affermare chiaramente che il problema della salubrità dei cibi esiste, ma che è stato distorto in questi anni sull’onda di una tendenza antiscientifica ed antintellettualistica. Si rischia sempre più frequentemente di trasformare la gioia indotta da un buon cibo in un’occasione di ansia e paura. E questo non è giusto per il nostro equilibrio e quello delle persone che ci stanno vicine. È un evento particolarmente delicato quando questa problematica si applica all’invecchiamento in salute, perché l’eccesso di attenzione alla salubrità del cibo rischia di indurre preoccupazioni inutili, che tra l’altro distraggono da impegni seri ed efficaci. Infatti, si invecchia bene sia adottando misure opportune (attività fisica, una buona dieta, il rispetto delle indicazioni di una medicina personalizzata…), ma soprattutto se ci si pone senza angosce davanti agli anni che passano.
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