L’Assistenza domiciliare integrata è ancora un servizio per pochi. Secondo l’ultima rilevazione di Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, sono 529 mila gli over 65 che ne hanno beneficiato lo scorso anno, e 459 mila quelli che ne hanno usufruito nel 2022. In totale si tratta di 988 mila assistiti, pari al 6,9% degli ultra sessantacinquenni.
Le linee guida nazionali
Il numero di cittadini che usufruiscono dell’Adi è inferiore al target del 10% indicato dalle linee guida nazionali e anche dal Pnrr, nel quale è stato previsto uno stanziamento di fondi da 2,7 miliardi proprio per potenziare il servizio.
L’Osservatorio malattie rare ha rilevato che nel 60% dei casi le prestazioni sono pure diminuite, e nell’8% c’è stata una riduzione delle ore erogate; da un sondaggio di Confad, Coordinamento nazionale famiglie con disabilità, è emerso che durante il periodo della pandemia il 65% degli intervistati non ha avuto nessun contatto con i centri di riferimento, e dunque non ha ricevuto nessun servizio, che si trattasse di fisioterapia, logopedia, o del supporto di un infermiere, di un operatore socio sanitario, di un educatore. Nel 74% dei casi non c’è stata nemmeno un’offerta di assistenza da remoto.
Meno Adi più ricoveri
Come ha evidenziato il centro studi Fismu, il sindacato dei medici territoriali, dove c’è meno assistenza domiciliare aumentano i ricoveri, e di conseguenza c’è una maggiore spesa sanitaria a carico delle casse dello Stato. Nel Mezzogiorno la situazione è ancora più grave, perché la percentuale di anziani non autosufficienti assistiti a casa è più alta, perché molte più famiglie non riescono a sostenere le spese della retta in Rsa.
Non solo anziani
Confad chiede più attenzione anche all’assistenza da erogare a persone con meno di 65 anni ma comunque non autosufficienti. Esiste una legge del Duemila che affida ai Comuni il compito di attivare progetti di supporto anche per bambini e ragazzi con disabilità, ma nei fatti l’Adi per gli under 14 non è mai considerata.
Tipologie di Adi
Esistono tre diverse tipologie di Assistenza domiciliare integrata, che dipendono dalle condizioni del paziente. Quella di livello 1, o a bassa intensità, prevede assistenza per un massimo di 5 giorni su 7, e riguarda pazienti con malattie croniche come diabete, ipertensione, esiti di ictus, insufficienza respiratoria impossibilitati ad accedere allo studio del proprio medico per non autosufficienza o barriere architettoniche. Il secondo livello è definito a media intensità, e prevede assistenza per un massimo di 6 giorni su 7 fino a un anno. Vi rientrano quei pazienti con malattie croniche invalidanti riacutizzate o complicate come anemia che necessita di trasfusioni, demenza complicata da malnutrizione o disidratazione, malattie post acute invalidanti come esiti di interventi chirurgici. Il terzo libello prevede un’assistenza ad alta intensità sanitaria, con assistenza 7 giorni su 7, dedicata a chi presenta malattie neurologiche degenerative in fase avanzata. In questi casi la necessità di integrazione è elevata.
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