Definendoli eroi si rischia di dimenticarsi che sono prima di tutto “persone”. E come tali possono venire sopraffatti dall’ansia, possono perdere il controllo delle loro emozioni e lasciarsi travolgere dall’angoscia.
Può accadere ai tempi del Coronavirus. Perché i medici, gli infermieri, gli operatori sanitari in questi drammatici giorni hanno dimostrato tanto coraggio, capacità di adattamento e abnegazione, ma non hanno mai smesso di essere “umani”.
Per questa ragione anche loro, come e più di tutti noi, hanno bisogno di un sostegno a cui appoggiarsi quando il mondo intorno sembra stia per crollare. A fornirglielo è uno speciale protocollo psico-educativo ideato dallo psicoterapeuta americano Greg Crosby, già adottato in diverse nazioni colpite dalla pandemia, Cina in primis.
Lo scopo del protocollo è fornire strumenti pratici per gestire nell’immediato l’ansia e lo stress dovuti a condizioni straordinarie, come appunto quella attuale dovuta all’emergenza Covid.
La puntuale strategia di intervento di Greg Crosby è stata importata in Italia dalla società Neomesia, gruppo specializzato nella diagnosi e nella cura delle principali patologie psichiatriche, in collaborazione con la Società Italiana di Medicina Psicosomatica (Simp). Sono già stati formati 70 operatori sanitari, tra psicologi, psicoterapeuti, psichiatri, fisiatri, infermieri, terapisti occupazionali, direttori di struttura, educatori, assistenti sociali di 43 strutture del gruppo Kos, di cui Neomesia fa parte. Tutti loro sono ora in grado di offrire colloqui di sostegno mirati ai loro colleghi o a chiunque altro ne avesse bisogno per gestire l’impatto del Coronavirus sul proprio equilibrio psico-fisico.
Ma come funziona esattamente questo protocollo? Cosa insegna? Lo abbiamo chiesto a Cosimo Argentieri, direttore sanitario e qualità di Neomesia.
In cosa consiste il protocollo di Greg Crosby e in che modo può aiutare a superare i momenti di crisi che tutti gli italiani, chi più chi meno, stanno sperimentando in questo periodo?
Si tratta di un protocollo scientificamente validato, già sperimentato in Cina dove sono stati formati 100mila operatori sanitari, che ha ricevuto dall’International Association Group Psychoterapy (Iagp) l’autorizzazione ad essere adattato alla realtà italiana. Si distingue dagli altri tipi di intervento psicologico per la capacità di agire con rapidità sui sintomi della sfera ansiosa scatenati da situazioni di disagio come quella dovuta all’attuale epidemia. Nella totale mancanza di certezze che tutti stiamo sperimentando di fronte a un evento nuovo e sconosciuto è possibile sentirsi persi, perché mancano gli usuali punti di riferimento. Può subentrare ansia, angoscia e una preoccupazione ingestibile. In queste circostanze c’è bisogno di uno strumento immediato che riesca in breve tempo a garantire una sensazione di benessere psico-fisico.
Facciamo un esempio pratico: il medico stremato dai turni di lavoro, circondato da malati che non riesce a curare, travolto dalle richieste di aiuto dei pazienti e dei parenti, va in tilt per un momento. Cosa fa?
Se può, si prende una pausa e mette in pratica alcune tecniche del protocollo che coinvolgono tanto la psiche quanto il corpo, esercizi mentali e fisici. Una delle chiavi per superare la crisi, per esempio, è quella di riappropriarsi dello spazio e del tempo, collocandosi nel “qui ed ora”. Questa operazione è chiamata “grounding” e permette in sostanza di tornare con i piedi per terra uscendo dallo stato confusionale provocato dall’ansia. Il grounding si può ottenere in vari modi prestando attenzione all’ambiente fisico in cui ci si trova. Per esempio ci si può mettere a contare le sedie di una stanza o a leggere i titoli dei libri di una libreria, ecc. L’obiettivo è quello di riappropriarsi della realtà, radicandosi nello spazio e nel tempo.
E poi? Quali altre strategie suggerisce il protocollo?
Le tecniche di rilassamento basate sulla respirazione sono molto utili nella gestione dell’ansia in aggiunta agli esercizi mentali di cui abbiamo appena parlato.
Come si apprendono queste tecniche?
Il protocollo di Crosby consiste in due/quattro sedute di 45 minuti ciascuna. Il terapeuta per prima cosa si dedica all’ascolto, raccogliendo il tipo di disagio di cui la persona soffre. Ovviamente, nel caso in cui la natura del disturbo fosse più complessa, la persona verrebbe indirizzata ad altri specialisti, psicologi o psichiatri. Ma se il sintomo è riconducibile alla particolare situazione dovuta all’emergenza Covid si interviene con una modalità psico-educazionale proponendo tecniche di rilassamento e di grounding mentale e fisico che possono essere utilizzate al bisogno. Con una serie di consigli pratici si apprende in sostanza l’arte della resilienza.
Per chi è indicato questo approccio? È destinato solamente ai medici?
Questo tipo di intervento è indicato per tutte quelle persone di qualunque età che in una situazione di emergenza rischiano di perdere il senso delle cose che fanno, il contatto con la realtà e di venire sopraffatti dall’ansia. Pensiamo a tutte le persone turbate dalla quarantena, ma pensiamo soprattutto ai medici che devono affrontare situazioni difficili, tra cui anche la gestione emotiva delle sofferenze altrui, quelle dei pazienti ma anche quelle dei parenti che per ragioni sanitarie devono essere tenuti lontani dai loro famigliari ricoverati. Se li trattiamo da eroi rischiamo di dimenticarci che gli operatori sanitari sono prima di tutto persone che, come tutti, si trovano ad affrontare esperienze emotivamente coinvolgenti: stati di ansia intensa, paura, confusione, sino all’angoscia di morte, vissute anche attraverso la sofferenza dell’altro. Queste problematiche se non accolte ed affrontate, possono portare a disagi più gravi nel lungo termine, fino all’insorgere di vere e proprie patologie, come il disturbo da stress post traumatico. Il protocollo di Greg Crosby offre l’opportunità di vivere un’esperienza drammatica in modo diverso.
© Riproduzione riservata