Dopo anni di: «Ma buttalo il computer… Non lo riparare… Ti costa meno ricomprarlo…», dopo anni di peregrinazioni per trovare un centro di riparazioni onesto, sembra che prima della fine del 2021 qualcosa finalmente cambierà.
Il Parlamento europeo ha approvato la scorsa settimana il Rapporto Per un mercato unico più durevole per imprese e consumatori. L’autore è David Cormand, eurodeputato francese di Europe Ecologie. L’allungamento della vita degli elettrodomestici che usiamo ogni giorno è per lui una vera e propria “battaglia culturale”. Per lui, oltre che una questione di buon senso in nome dell’ambiente, l’obsolescenza (o comunque il non mettere in condizione di poter effettuare riparazioni) rappresenta una truffa per i consumatori.
Un’etichetta per salvarli
Anche se le resistenze sono tante, stavolta sembra che frigo, tv, pc, lavatrici non avranno più i giorni contati. Entro fine anno questi prodotti, insieme all’etichetta del prezzo, potrebbero averne un’altra che segnala l’indice di riparabilità. Potrebbe essere dotati inoltre di un contatore, che come nelle auto, indicherà il tempo di funzionamento. Nel primo caso più saranno facilmente riparabili, più avranno un voto alto sull’etichetta. La seconda soluzione invece dovrebbe facilitare il riciclo sul mercato dell’usato.
Il ritorno ad un’economia circolare
Oggi l’Europa è il maggiore produttore di rifiuti elettrici ed elettronici. Eppure, secondo i sondaggi, 3 consumatori su 4 vorrebbero poter riparare i loro elettrodomestici, a patto che non debbano spendere oltre il 30% del prezzo di acquisto. Tra il dire e il fare, però, il problema resta sempre lo stesso: i modi per gettare al secchio i “vecchi” dispositivi prima del tempo sono tanti. Uno fra questi è far sparire dal mercato i pezzi di ricambio. C’è poi sempre la possibilità di mantenere alti i prezzi dell’assistenza tecnica. Oppure – dulcis in fundo – estendere le garanzie per un periodo brevissimo. Senza contare il continuo bombardamento pubblicitario che ci fa credere che comprare qualcosa di nuovo sia l’unica soluzione.
Intanto, però, la Commissione europea sta affilando le armi sul tema. Si sta preparando a votare un rapporto sull’economia circolare. Inoltre, ha già approvato un percorso di nuove norme nel secondo semestre del 2021 per portare i consumatori verso un mercato più ecologico. Insomma, stop a telefonini che durano al massimo due anni, computer da buttare perché non possono supportare le nuove applicazioni, elettrodomestici da lasciare in discarica (se va bene e non vengono proprio lasciati in strada!) perché il pezzo di ricambio non si trova.
Da un’obsolescenza programmata ad una prematura
Ma per David Cormand questa battaglia per l’ambiente si combatte anche sul filo dei cavilli legali. È necessario convincere i legislatori a passare dal concetto di obsolescenza “programmata” a quello di obsolescenza “prematura”.
C’è una bella differenza fra le due cose. Nel primo caso è il consumatore a dover dimostrare che il prodotto acquistato doveva avere una vita più lunga. Nel secondo, invece, l’onere della prova grava sul fabbricante che deve dimostrare di aver fatto in modo che il suo prodotto vivesse la sua vita fino in fondo.
Ci sarebbe anche un’altra misura da adottare: adeguare la durata della garanzia alla durata del prodotto estendendola. Secondo Cormand prima l’Europa prenderà tali misure anti-obsolescenza e prima ci saranno due grandi vantaggi: il consumatore avrà prodotti più robusti e l’economia europea svilupperà standard di produzione migliori.
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