È una patologia fastidiosa che può avere diverse origini. Qualcuno la sopporta meglio, in altri casi può portare addirittura a gravi problemi psicologici; tuttavia, nella grande maggioranza dei casi, non è correlata ad una condizione fisica particolarmente seria
Un tintinnio, un sibilo, un ronzio, un fruscio, un rumore di fondo, un suono che c’è, esiste, non è illusorio, ma sembra venire dal nulla perché non si riesce a trovarne l’origine. Non viene emesso da alcuna fonte. È interno e non c’è modo di farlo smettere. Stiamo parlando dell’acufene, un disturbo di cui soffre il 15% della popolazione nazionale e per il quale non esiste un farmaco specifico. Nuove soluzioni sono in fase di sperimentazione e i trattamenti attuali, non farmacologici, variano a seconda del tipo di problema e delle caratteristiche del paziente. Perché gli acufeni possono essere di varia natura e dipendere da cause differenti.
Con l’aiuto di Maurizio Barbara, professore di Otorinolaringoiatria alla facoltà di Medicina dell’Università “La Sapienza” di Roma, cerchiamo di capire qualcosa di più su questo misterioso suono “fantasma” che somiglia a una persecuzione di cui non ci si riesce a liberare.
Professore, sappiamo che a volte può “mandare al manicomio”. Cos’è esattamente un acufene?
L’acufene è la percezione di un suono in assenza di stimolazione esterna in un orecchio, in entrambi o in testa. Questo sintomo può accompagnarsi o meno ad una diminuzione di udito da danno della coclea oppure del nervo acustico. Tutte le possibili cause di sordità possono essere associate alla comparsa di acufene. In età avanzata, per esempio, una problematica circolatoria può provocare alterazioni del flusso vascolare all’interno dell’orecchio procurando una riduzione della capacità uditiva che può scatenare l’acufene. L’acufene, cioè, non è il problema ma il sintomo di un problema. Per farci capire meglio, l’acufene è paragonabile al dolore associato alla ferita. La ferita è il danno originale, il dolore è il sintomo.
L’acufene è un sintomo molto fastidioso…
Non c’è una regola generale. L’intensità del disturbo varia molto a seconda della reazione individuale. A parità di intensità alcuni soggetti ne soffrono più di altri. C’è chi riesce a conviverci rassegnandosi alla presenza del suono anomalo e chi, invece, finisce per inserirlo in un quadro psicotico.
Come si cura?
Non esiste un farmaco ad hoc. Proprio perché le patologie che sono all’origine dell’acufene sono varie. Tra queste c’è, ad esempio, l’otosclerosi, una patologia della capsula ossea labirintica che finisce per bloccare il movimento di uno degli ossicini, la staffa. La soluzione in caso di perdita sensibile di udito può essere un intervento chirurgico che risolve la perdita uditiva in una percentuale elevata dei casi e consensualmente anche l’acufene. Altro caso è quello dei soggetti con perdita completa uditiva in entrambe le orecchie, che possono recuperare grazie ad un impianto cocleare. Dopo l’intervento circa il 50-70% dei pazienti che lamentavano anche l’acufene hanno sperimentato la scomparsa del sintomo.
Non ci sono soluzioni indicate specificatamente per l’acufene non accompagnato da perdita dell’udito?
Esistono dei “mascheratori” acustici che mascherano, appunto, i suoni esterni e consentono – dopo un po’ di tempo – di percepire il suono come normale. Si possono tenere per un periodo di tempo sufficiente ad arrivare a una convivenza accettata. Questi mascheratori non sono altro che apparecchi acustici che invece di amplificare, generano dei suoni. Sappiamo che sono in fase di sperimentazione altre soluzioni specifiche per chi soffre di acufene ma non ha una perdita uditiva. Si tratta di dispositivi posizionati all’interno dell’orecchio con tecniche non invasive in grado di stimolare l’orecchio elettricamente. L’efficacia di questi dispositivi verrà valutata in base alle opinioni dei pazienti che assegneranno un punteggio al beneficio percepito.
Come si diagnostica l’acufene?
Prima di parlare di acufene si devono escludere alcune patologie, come l’otosclerosi, di cui abbiamo già parlato, oppure formazioni tumorali benigne che interessano il nervo acustico (specie nelle forme monolaterali) o la malattia di Meniere, che presenta l’acufene come un sintomo associato a crisi vertiginose. È importante rivolgersi all’otorino per valutare la funzione uditiva con un esame audiologico e i sintomi associati.
Esistono farmaci che possono favorirne l’insorgenza?
C’è una categoria di farmaci chiamati ototossici che possono determinare perdita uditiva neurosensoriale, simile a quella provocata dall’invecchiamento. Tra questi, per esempio, gli antibiotici aminoglicosidici possono portare a perdita uditiva e poi, di conseguenza, all’acufene. Ma anche l’aspirina o gli antinfiammatori da banco, che procurano però il sintomo solo durante il periodo di assunzione.
Ci sono altri fattori che possono scatenare l’acufene?
L’esposizione ai rumori intensi è un fattore di rischio. La musica troppo alta o i rumori forti sul luogo di lavoro.
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