La grande scommessa, il film di Adam McKay, racconta la storia di un’intuizione straordinaria. Quella di Michael Burry e di altri investitori che riescono a prevedere lo scoppio della bolla immobiliare americana, all’origine della crisi finanziaria del 2008. Burry, brillante gestore del fondo Scion Capital, scommette contro i mutui subprime, guadagnando cifre da capogiro mentre il sistema economico globale trema. Nei titoli di coda del film, si legge che Michael Burry oggi investe solo nel “mercato dell’acqua”, perché, secondo Burry, si tratta di uno dei settori con maggiore potenziale nei prossimi decenni. E, a quanto pare, non sbaglia. L’acqua sta assumendo sempre di più il ruolo di variabile strategica in grado di incidere sugli equilibri geopolitici, soprattutto oggi che i cambiamenti climatici hanno raddoppiato le zone colpite da siccità. La siccità, avverte l’Onu, oggi provoca più vittime e migrazioni forzate di popolazioni, dei cicloni e delle inondazioni, ma essendo una catastrofe naturale meno spettacolare delle altre, e dunque molto meno mediatica, non sfonda il muro dell’informazione. Eppure, la scarsità d’acqua, principale causa della siccità, sfonda il muro della finanza e degli investimenti tanto da venir considerata dagli analisti come “il petrolio del futuro”. Un trend che va di pari passo con la crescita demografica. In un mondo che al 2050 dovrà sfamare circa 10 miliardi di persone, l’acqua diventa un bene paragonabile all’oro dei secoli scorsi.
E allora, domani ci sarà abbastanza acqua per tutti sul nostro pianeta? Teoricamente sì, essendo un prodotto rinnovabile anche se con una impressionante variabilità (l’Italia è da sempre tra i paesi del mondo più ricchi di acqua, come gran parte dell’Occidente) ma, avvertono dal Palazzo di vetro delle Nazioni Unite, dobbiamo cambiare radicalmente il modo di utilizzarla. Altrimenti, al ritmo di utilizzo attuale, “il mondo dovrà fare i conti con un deficit idrico del 40% a partire dal 2030”. Inevitabilmente legato al cambiamento climatico, avrà ripercussioni sull’agricoltura, sulla sicurezza alimentare, sull’energia e la salute. Anche il nostro paese, si trova a dover far fronte a un quotidiano e progressivo rischio siccità, causato dall’aumento della temperatura, prodotto dal dissesto climatico. Tra caldo torrido, temperature record, incendi, violenti temporali ed estati sempre più segnate da un clima tropicale. Basta guardare la Sicilia. L’isola è diventata il simbolo dell’impatto della crisi climatica nel Mediterraneo. Qui la scarsità d’acqua che caratterizza la più lunga siccità del secolo, ha provocato oltre due miliardi e mezzo di euro di danni per l’attività agricola.
Sono proprio situazioni come queste che ci ricordano l’importanza di celebrare la Giornata Mondiale dell’Acqua, istituita dalle Nazioni Unite ogni 22 marzo: un’occasione per riflettere sull’importanza vitale di questa risorsa e sulla necessità di gestirla in modo sostenibile.
Il tema scelto per la Giornata Mondiale dell’Acqua 2025 è “Sfruttare l’acqua per la pace”. Un messaggio potente che richiama l’attenzione su una delle dimensioni meno considerate della risorsa idrica: il suo potenziale nel costruire ponti di collaborazione tra i popoli. L’acqua, infatti, non è solo un bene naturale indispensabile alla vita, ma può anche trasformarsi in motivo di conflitto quando scarseggia o quando l’accesso viene negato.
Più di 3 miliardi di persone, nel mondo, dipendono da bacini idrici condivisi tra diversi paesi. Eppure, solo 24 stati hanno attualmente stipulato accordi di cooperazione per una gestione comune e sostenibile di queste risorse. Questa mancanza di intese internazionali può alimentare tensioni geopolitiche, soprattutto in regioni caratterizzate da fragilità politica e crisi idriche sempre più frequenti.
Come sottolineato dalle Nazioni Unite, è fondamentale cambiare prospettiva: l’acqua non deve essere considerata solo una risorsa economica da sfruttare o controllare, ma un diritto umano universale, imprescindibile per la sopravvivenza e lo sviluppo sostenibile delle comunità di oggi e di domani.
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