L’evoluzione digitale della Pubblica Amministrazione è un’esigenza imprescindibile che sta avvenendo non senza qualche difficoltà in Italia. In particolare per gli utenti finali. Ora però il Dipartimento per la trasformazione digitale e l’Agenzia per l’Italia digitale hanno suggerito un decalogo che mette in primo piano l’accessibilità. A prescindere dall’età.
In termini di servizi pubblici digitalizzati, secondo l’Indice di Digitalizzazione dell’Economia e della Società (Desi), l’Italia si colloca al 18° posto in Europa. Da una parte, molti servizi sono stati semplificati e velocizzati, con la firma e la fatturazione elettronica, il rilascio digitale di documenti. Dall’altra, scontiamo ancora divari importanti in termini di infrastrutture, sicurezza e formazione degli operatori e spesso degli utenti.
Un decalogo per la Pubblica Amministrazione “per fare le cose semplici”
Per colmare l’assenza di linee guida univoche, il Dipartimento per la Trasformazione Digitale e l’Agenzia per l’Italia digitale hanno suggerito un decalogo per la Pubblica Amministrazione e le sue declinazioni online, che metta in primo piano l’accessibilità.
Spesso infatti alla semplicità si preferisce l’estetica, creando non poche complicazioni all’uso per il cittadino. Negli ultimi due anni, però, si è capito che un’ampia fetta di popolazione è rimasta esclusa dall’evoluzione digitale o l’ha vissuta in modo marginale. Dunque, è diventato necessario considerarla, soprattutto quando si tratta di servizi essenziali.
Parlare oggi di accessibilità significa soprattutto progettare in modo che chiunque, a prescindere dall’età e dalle condizioni di eventuale disabilità permanente o temporanea, possa usufruire di un sito senza avere necessità di una versione speciale. Ad esempio, una pagina della Pubblica Amministrazione dovrebbe già prevedere la possibilità di usare un lettore di schermo per i non vedenti e dei testi alternativi che descrivano i contenuti visivi.
Serve un sito accessibile, innanzitutto
Ma quali sono le caratteristiche fondamentali per creare un sito accessibile? Ecco alcune delle regole suggerite nel decalogo: programmare ispirandosi alla semplicità d’uso, come si faceva negli anni Novanta quando le interfacce grafiche non erano quelle di oggi, e investire anche in termini di costi, per creare da subito un prodotto che non debba essere rivisto periodicamente perché gli utenti se ne lamentano.
Importante inoltre tenere conto dei dispositivi di accesso. Questi non necessariamente sono i computer, ma possono essere anche smartphone e tablet. L’ambiente virtuale di lavoro deve poi essere “tollerante” agli errori, ossia, pur configurandosi in modo da prevenirli, deve fornire messaggi appropriati quando questi si verificano, oltre a suggerire come superarli.
In Italia ci sono 14 milioni di utenti che non accedono alla Rete
Il dato da tenere presente è che in Italia ci sono, comunque, 14 milioni di utenti che non accedono alla Rete o lo fanno in maniera discontinua e con una connessione di bassa qualità. Secondo l’ultimo Rapporto Auditel-Censis, solo il 59,4% dispone di una connessione sia mobile che domestica, e 2,3, milioni di famiglie non sono connesse a Internet in nessun modo (circa il 10%) del totale, mentre un altro 30%, pari a 7,2 milioni, si collega solo via smartphone.
Considerando le famiglie composte da soli over 65, il 67,4% di loro non sa usare la rete, e quindi se alle innovazioni e semplificazioni tecnologiche non si unirà anche uno sforzo per colmare questo divario – tanto in termini economici quanto di competenze – il programma di digitalizzazione non smetterà di produrre anche esclusione.
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