Gli abusi sugli anziani devono essere combattuti e per farlo bisogna riconoscerli. È questo l’obiettivo del progetto “Erasmus+SAVE” finanziato dall’Unione Europea. I risultati sono stati presentati a Bologna, presso il Dipartimento di Psicologia.
Un anziano su sei vittima di abusi
Una ricerca firmata da Yon, Mikton, Gassoumis e Wilber stima che quasi una persona anziana su sei (tra gli over 65) è vittima di abusi fisici, finanziari e sessuali. Lo studio, condotto in 28 Paesi, parla di un tasso medio di prevalenza globale pari al 15,7%. In Europa, la percentuale è del 15,4%. Sulla scia di questo contesto nasce il progetto “Erasmus+SAVE”, finanziato dall’Unione Europea, che punta a migliorare l’identificazione e il contrasto alla violenza verso le persone anziane in contesti socio-assistenziali.
Perché è importante riconoscere l’abuso
Numerose le ragioni del fenomeno: non riconoscere di essere una vittima, le paure delle conseguenze, il fatto che gli operatori sociali e sanitari non siano adeguatamente formati su come riconoscere la violenza verso le persone anziane e supportarne le vittime. “D’altra parte, l’identificazione precoce dell’abuso è importante perché può prevenire il ripetersi della violenza e ridurre il rischio di futuri impatti sulla salute derivanti da essa. L’uso di strumenti di screening per l’identificazione è utile per aiutare i professionisti a riconoscere e valutare la violenza e l’abbandono delle persone anziane, tuttavia, è ancora raro in tutta l’UE” si legge nella pagina dedicata al progetto.
Gli obiettivi del progetto Erasmus+SAVE
Il progetto SAVE vuole migliorare l’adozione di programmi di screening per l’abuso sugli anziani in ambito sanitario e sociale. Vuole, inoltre, fornire formazione e supporto ai professionisti su come utilizzarli in modo efficace. Si rivolge a professionisti impiegati nelle strutture sanitarie, docenti e decisori. Per l’Italia hanno partecipato la Cooperativa ANS (Anziani e non solo) di Carpi (MO) e la Cooperativa sociale Cadiai di Bologna. Sono loro i promotori del convegno “Fare screening per l’abuso agli anziani” che si è tenuto a Bologna a febbraio.
L’Italia tra i cinque Paesi partner del progetto
Cipro, Portogallo, Finlandia, Polonia e Italia. Sono questi i cinque Paesi che hanno realizzato il progetto SAVE. Nel contesto italiano, l’Elder Abuse Suspicion Index (EASI) è stato realizzato tra aprile e novembre dello scorso anno. Coinvolge un campione di 35 anziani cognitivamente attivi. “Lo screening è stato effettuato, quindi, in strutture gestite principalmente da CADIAI Cooperativa Sociale e ASP Parma: case di cura per anziani e centri diurni per anziani. Lo strumento di screening è stato somministrato da psicologi operanti all’interno delle strutture” si legge sul sito del progetto.
I risultati dell’indagine
Dalle indagini è emerso che sul totale degli intervistati, il 68,6% sono donne, il 31,4% uomini. Il 60% ha più di 85 anni, il 28,6% ha 75-84 anni e l’11,4% ha 65-74 anni. “Per gli anziani è importante essere coinvolti nell’esperienza di screening. E di voler partecipare a maggiori occasioni di confronto” si legge tra i risultati. “L’ostacolo maggiore incontrato dai professionisti è stata la presenza – nelle case di cura – di una netta maggioranza di persone affette da demenza e/o in condizioni molto gravi. Ciò ha notevolmente ridotto il raggio d’azione e il numero di persone da intervistare”.
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