Il concetto di abbronzatura ha attraversato nel tempo diversi significati culturali. Fino all’Ottocento le classi sociali più abbienti si guardavano bene dall’esporre la pelle al sole, perché essere abbronzati indicava che si erano trascorse molte ore a lavorare nei campi, ma dai primi del Novecento tutto cominciò a cambiare con la scoperta che la fototerapia poteva avere benefici sulla salute.
Nel 1903 Niels Ryben Finsen conquista il premio Nobel per la medicina grazie agli studi sui raggi solari nella cura del rachitismo e della tubercolosi. L’idea che prendere il sole potesse far bene comincia così a diffondersi.
Il movimento delle “pelli scottate”
L’abbronzatura come tendenza di stile arriva vent’anni dopo (esattamente cento anni fa) quando Coco Chanel compare in foto con la pelle dorata, di ritorno da una crociera nel Mediterraneo, dando vita a una vera e propria rivoluzione estetica. Nel 1929 ne scrive il mensile Vogue, che per primo analizza come intorno a questo cambio culturale si sviluppi di conseguenza una nuova industria fatta di costumi da bagno, abiti e cosmetici che possano valorizzare e non più nascondere la tintarella.
Sono gli anni delle “flappers”, giovani donne che negli Usa cominciano a indossare vestiti corti che lasciano scoperte le gambe, e che portano avanti un nuovo concetto di libertà dalle costrizioni sociali, fuori dagli schemi tradizionali. Camicie colorate, pantaloni alla marinara, e in generale abiti dalle linee comode richiamano al relax e alla spensieratezza dell’estate, delle località di mare sempre più alla moda, mentre la pelle “lunare” lascia spazio a quella abbronzata, simbolo del nuovo benessere e della gioia di vivere.
I cosmetici per l’abbronzatura
Nel 1928 lo stilista Jean Patou inventa il primo olio abbronzante della storia, l’Huile de Chaldée, mentre nel 1935 compare sul mercato quello con filtro UV, Ambre Solaire de L’Oréal. La crema arriverà invece negli anni Quaranta con Coppertone, che conquisterà il grande pubblico nel decennio successivo con la prima campagna pubblicitaria, dove compaiono l’ormai iconica bambina con il cagnolino che le morde il costume, mettendo in evidenza la tintarella. Nel frattempo dal 1946 il bikini sdogana l’abbronzatura quasi integrale, e la cosmesi ha continuato la sua evoluzione fino ad oggi, con un intento non solo estetico ma sempre più protettivo della pelle dall’esposizione ai raggi ultravioletti.
Gli anni Ottanta
Gli anni Ottanta segnano una vera e propria esplosione dell’abbronzatura, anche di quella artificiale, ricercata tutto l’anno, attraverso prodotti autoabbronzanti, sedute nei solarium e lampade UV per uso domestico.
La tintarella oggi
Alla moda della pelle abbronzata si è aggiunta negli ultimi anni una sempre maggiore consapevolezza dei rischi di un’esposizione senza protezione e in orari particolarmente nocivi. Secondo la Skin Cancer Foundation, il 90% dei tumori della pelle è associato all’esposizione solare e lo è anche il 90% degli indicatori dell’invecchiamento come rughe e macchie. Per questo il concetto di tintarella a tutti i costi è stato sostituito da quello di un’abbronzatura più consapevole, naturale, e che sappia mettere al primo posto la salute. Con l’aiuto della cosmesi, del make up e del buon senso.
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