Il suo nome è HuggieBot 1.0. È un robot dal corpo sproporzionato, con una testa piccola e rettangolare e due braccia più lunghe delle gambe. A chiunque gli si avvicini chiede di essere abbracciato. Quando i ricercatori del Max Planck Institute in Germania lo hanno costruito due anni fa non pensavano che sarebbe potuto diventare un oggetto del desiderio che in molti vorrebbero oggi avere in casa.
Sì, perché in tempi di pandemia e di distanziamento sociale la mancanza del contatto fisico si fa sentire. Da quanto tempo non gettiamo le braccia intorno al collo di qualcuno? Da quanto tempo non veniamo abbracciati? Anche le persone più fredde e distaccate, quelle che generalmente non apprezzano particolarmente baci e carezze, in questo periodo potrebbero avvertire il desiderio di un tangibile gesto d’affetto. Perché il contatto fisico fa bene a tutti, anche a chi è più riservato e meno espansivo.
L’effetto terapeutico di un abbraccio
È paradossale. Il gesto meno consigliato in questo periodo sarebbe un toccasana proprio contro lo stress causato dalla pandemia, capace anche di rinforzare il sistema immunitario. Gli abbracci o altre manifestazioni fisiche di affetto riescono infatti a innescare una serie di processi chimici nel nostro cervello che abbassano i livelli di ormoni rilasciati dall’ansia e dallo stress.
I benefici del contatto umano sono stati ampiamente documentati dalla scienza. Qualunque gesto che provochi una leggere pressione sulla pelle, come una stretta di mano, un abbraccio o un massaggio, stimola alcuni recettori sottocutanei che inviano segnali elettrici al sistema nervoso centrale invitandolo ad abbassare i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress che indebolisce le difese immunitarie. Mentre si abbassa il cortisone, le cellule nervose cominciano a rilasciare ormoni benefici, come la serotonina e l’ossitocina, anche noti rispettivamente come l’ormone del buon umore e dell’amore. Ecco perché dopo un abbraccio ci si sente meglio.
Il contatto fisico protegge dal raffreddore
Gli abbracci oggi sono visti come una potenziale fonte di contagio. Eppure secondo uno studio di qualche anno fa della Carnegie Mellon University di Pittsburgh questo gesto avrebbe invece un effetto protettivo riducendo il rischio di contrarre infezioni respiratorie tra cui il comune raffreddore. I ricercatori avevano osservato che tra i 400 adulti coinvolti nello studio, quelli che avevano dato e ricevuto il maggior numero di abbracci avevano contratto meno infezioni virali.
La fisicità già mancava prima, figuriamoci adesso
Secondo Tiffany Field, a capo del Touch Research Institute dell’Università di Miami, la nostra società pervasa di tecnologie digitali aveva già da tempo perso l’abitudine del contatto fisico. Il Covid-19 non ha fatto altro che acuire una tendenza già in atto.
Il problema è che anche se eravamo già abituati a rapporti più distaccati, non avevamo mai sperimentato un così drastico distanziamento dai nostri simili. Un conto è decidere di non abbracciare qualcuno perché in quel momento non si è in vena di farlo, un altro è sapere che farlo è quasi proibito perché troppo rischioso.
Secondo i risultati preliminari di una indagine che Field sta conducendo negli Stati Uniti, il 68% delle persone intervistate durante il periodo del lockdown ha dichiarato di soffrire per la mancanza del contatto fisico.
La soluzione, sport e auto-massaggi
Gli scienziati stanno ora cercando di capire quali siano le strategie più efficaci per compensare la perdita del contatto fisico. Sembra che una delle alternative più indicate sia l’attività fisica. In particolare lo Yoga, perché stimola con opportune pressioni i recettori sotto la pelle che innescano le reazioni salutari di cui abbiamo parlato prima.
Un’altra soluzione sono gli auto-massaggi che rilassano il collo e le spalle per esempio. Secondo alcuni scienziati anche solamente il pensiero di un abbraccio può aiutare a sentirsi meglio. In mancanza d’altro vale la pena tentare.
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