Cinque operai, in soli tre giorni (dal 12 al 14 aprile) hanno perso la vita sul posto di lavoro in Italia. Quali interventi diventano necessari? Lo abbiamo chiesto a Fabrizio Maramieri, sindacalista Fiom Cgil Roma e Lazio
Cento morti. È questo il bilancio dei primi due mesi dell’anno secondo i dati pubblicati dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro di Vega Engineering, società di consulenza e di progettazione ingegneristica. Settantatré sono infortuni mortali sul lavoro, ventisette sono, invece, i decessi avvenuti ‘in itinere’, nel percorso casa-lavoro. Una leggera inflessione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente che ha registrato, invece, 114 morti. Si tratta, tuttavia, di numeri molti alti, di un’emergenza da arginare. Lo ha detto anche Papa Francesco, a dicembre scorso, durante un incontro con le maggiori sigle sindacali: «Ci sono ancora troppi morti, mutilati e feriti nei luoghi di lavoro. Ogni morte sul lavoro è una sconfitta per l’intera società». È in questo scenario che il tema ‘sicurezza sul lavoro’ diventa sempre più necessario, come necessaria è la riflessione che deve essere avviata sugli interventi da mettere in campo. Come si aumenta la sicurezza sul lavoro? Perché il numero delle vittime è ancora così alto? Lo abbiamo chiesto a Fabrizio Maramieri, sindacalista Fiom-Cgil (Federazione Impiegati Operai Metallurgici) Roma e Lazio.
«Perché tutte queste morti? Perché il lavoro è tornato ad essere una merce, perché i ritmi sono sempre più pressanti e perché gli appalti – troppo spesso – vengono affidati al massimo ribasso». Nello specifico Maramieri ha sottolineato: «Le aziende, con l’obiettivo di aggiudicarsi un lavoro, fanno dei ribassi estremamente elevati. Basti pensare che negli appalti pubblici ci attestiamo tra il 25-30% di ribassi. Teoricamente i ribassi non dovrebbero toccare la sicurezza ma sappiamo che in maniera indiretta lo fanno». Non solo, per la Fiom-Cgil anche la lunghezza della filiera di produzione è un aspetto imprescindibile in un discorso improntato alla sicurezza. «L’azienda che si aggiudica l’appalto lo subappalta e poi di nuovo un subappalto: in buona sostanza, chi si aggiudica in via definitiva il lavoro ha fatto un ulteriore ribasso sul costo del valore iniziale e il lavoratore o lavora in nero, sottopagato o con contratti pirata che hanno un costo minore (contratti collettivi sottoscritti da sindacati minoritari e associazioni imprenditoriali, poco rappresentativi delle parti sociali, con l’obiettivo di costituire un’alternativa ai contratti collettivi nazionali cosiddetti tradizionali ndr)», ha spiegato Maramieri. «Il lavoratore, dunque, per guadagnare uno stipendio dignitoso lavora di più, è sottoposto a più pressione e a più rischi», ha aggiunto il sindacalista. E se è vero che un infortunio può avvenire anche per incuria da parte del lavoratore, è altrettanto vero che “la mancanza di sicurezza – in questo caso – coincide con la debolezza degli organi ispettivi”. Le istanze di Fiom-Cgil ai tavoli istituzionali sono, dunque, due: niente più gare a ribasso e riduzione della filiera di produzione. Nel 2022 sono morti anche tre studenti impegnati nel progetto di alternanza scuola-lavoro (il più piccolo aveva 16 anni). «Siamo impegnati da anni su questo tema – ha concluso Maramieri -, per noi gli studenti dovrebbero apprendere all’interno di un’aula cosa significhi lavorare in sicurezza, cosa rappresenti la Costituzione. Dovrebbero imparare che esistono gli organi ispettivi, contratti nazionali e sindacati a cui rivolgersi. L’alternanza scuola-lavoro non crea una coscienza del lavoro».
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