Alberto Cabanes è il fondatore di Adopta un abuelo (ovvero Adotta un nonno), un progetto di impresa sociale che si pone come obiettivo quello di alleviare la solitudine dei senior e trasmettere il loro sapere alle giovani generazioni.
Procediamo per gradi, però. Tutto comincia con una grande amicizia, quella tra Alberto e Bernardo, nata in una residenza per anziani di Ciudad Real, in Spagna. Lì Bernardo, ottantaseienne vedovo e senza figli, divide il suo tempo con Clemente, il nonno di Alberto. Così quest’ultimo e Bernardo, nonostante i 60 anni di differenza, iniziano a conoscersi. A Natale del 2013, durante una visita, Bernardo esprime un desiderio: avere anche lui un nipote. Alberto, d’impulso, si offre di “adottarlo” come nonno. Da allora il ragazzo inizia a far visita all’anziano regolarmente, finché un giorno si domanda: «Perché non cercare giovani disposti ad andare a trovare altri anziani?».
Così nasce, cinque anni fa, Adotta un nonno, un programma di accompagno intergenerazionale per la terza età. In principio era solo un modo per passare il tempo libero, ma nel 2015 Alberto decide di lasciare il suo posto di lavoro come consulente in una multinazionale, per dedicarsi completamente a questa attività. Per il progetto pilota, dopo essersi rivolto ai giovani di tutta la Spagna, sceglie di partire dalle città in cui aveva ottenuto un maggior riscontro: Santander, Granada, Madrid e Ciudad Real.
Dopo aver dato un taglio alla sua vecchia vita, Alberto, in un’intervista al quotidiano El País, confessa di aver avuto diversi problemi, primo fra tutti l’ansia da organizzazione lavorativa. «Non ero mai stato imprenditore prima d’ora, ho perso il mio denaro, ho venduto la macchina e ho passato lunghi mesi viaggiando tra Madrid e Ciudad Real, ma oggi posso dire di essere soddisfatto della mia attività di imprenditore sociale. È stato come uscire dall’armadio», racconta.
L’impresa sociale, realizzata da Alberto, da un lato sostiene persone in situazioni di disagio, e dall’altro promuove la realizzazione dei volontari, in una sorta di rapporto circolare. Infatti, fa sì che gli impiegati, inseriti in un lavoro di squadra, si sentano motivati dalle finalità stesse dell’impresa. Ad Adotta un nonno, i volontari possono contare su diversi benefici, quali orari flessibili, corsi di formazione, un’assicurazione civile, un coordinamento che si occupa di permessi e scelta degli anziani. Secondo il suo fondatore, almeno il 70% di loro, dopo la prima esperienza, rimane nella struttura. L’attività è strettamente regolamentata: per evitare che si crei un rapporto di dipendenza emozionale, ogni anziano, una volta a settimana per 9 mesi, gode della compagnia di 2 volontari. Il processo di selezione di questi ultimi è minuzioso: solo tra il 5 e il 10% dei candidati (tutti giovani tra i 16 e i 30 anni di età) diventano volontari e la maggior parte di loro sono ragazze.
Ad oggi l’organizzazione è presente in 35 città spagnole e coinvolge più di 950 giovani che si prendono cura di 490 anziani, ospiti di varie residenze. Nel 2016 ha ricevuto un riconoscimento dall’European Youth Awards, che premia le più significative iniziative sociali dei giovani imprenditori europei, nella categoria “attivismo sociale”.
Ma come si diventa “nipoti”? Semplicemente attraverso un’App: dopo averla scaricata, i giovani che vogliono far parte del progetto riempiono i vari campi e successivamente un’equipe, formata da Alberto e altri cooperatori, si occupa di selezionare e poi formare i volontari, adeguando ciascuno di essi al profilo di un anziano.
Per verificare il progetto, ogni 6 mesi si realizza un test per comparare lo stato complessivo iniziale del “nonno” e valutare l’impatto del programma sulla sua salute e aspettativa di vita. L’ultimo studio realizzato, ad aprile dello scorso anno, ha dimostrato un incremento pari al 10% del livello comportamentale e al 16% del livello emozionale dei “nonni” osservati.
«La riuscita del progetto non si misura in termini economici – ha dichiarato Alberto – ma nel tempo». Il suo vero successo come imprenditore, ha aggiunto, lo potrà valutare solo quando, ormai sessantenne, sarà adottato da due giovani volontari ai quali potrà trasmettere il sapere e i valori che, tanti anni prima, aveva appreso dai suoi due nonni, Clemente e Bernardo.
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