In un mondo in cui l’assistenza domiciliare è sempre più richiesta, l’ospedale Fatebenefratelli di San Maurizio Canavese, nella periferia di Torino, propone un progetto pioneristico: la cura a domicilio di persone con Alzheimer e altre forme di demenza. Un’iniziativa che vuole rimettere al centro l’aspetto umano e relazionale della cura.
Curare l’Alzheimer a casa: un viaggio di umanità
La missione del progetto è assistere le persone dimesse dopo un ricovero riabilitativo per un periodo che può durare fino a 60 giorni. Questi pazienti, spesso fragili e vulnerabili, hanno bisogno di un supporto continuo. È qui che entra in gioco il team del Fatebenefratelli, che porta a casa loro medici, infermieri, operatori socio-sanitari e, all’occorrenza, fisioterapisti, logopedisti e psicologi. Un vero e proprio abbraccio di umanità e professionalità, che si traduce in un’assistenza personalizzata e attenta ai bisogni di ciascuno.
La forza della comunità
Il progetto, che avrà un impatto su circa 30-40 famiglie all’anno per tre anni, è reso possibile grazie al contributo dell’Aps Fondazione San Secondo di Torino. Non si tratta solo di ex pazienti del Fatebenefratelli, ma anche di persone inviate dai medici di base del territorio. L’obiettivo principale è quello di evitare, per quanto possibile, l’ospedalizzazione, permettendo ai pazienti di rimanere nel calore della loro casa, circondati dai propri affetti.
Un approccio olistico alla cura
Questo servizio non punta semplicemente alla riabilitazione, ma si concentra sul mantenimento delle abilità residue delle persone colpite da patologie neurodegenerative. La continuità assistenziale è fondamentale, e la permanenza al domicilio di persone con demenza è uno degli obiettivi cardine del progetto. La sfida è quella di erogare prestazioni assistenziali qualificate a costi sostenibili, accompagnando il paziente e la sua famiglia nel delicato periodo post dimissione.
L’importanza della personalizzazione
Ogni progetto di assistenza è individuale e condiviso con i familiari, perché la cura non può prescindere dal contesto affettivo e relazionale del paziente. Gli interventi psicosociali, come la terapia occupazionale a domicilio e la stimolazione cognitiva, sono stati dimostrati efficaci e rappresentano un approccio non-farmacologico fondamentale. Le figure chiave del programma riabilitativo sono il terapista occupazionale e l’educatore professionale, in grado di portare un cambiamento significativo nella vita quotidiana dei pazienti.
Un messaggio di speranza nella cura dell’Alzheimer a casa
Il progetto dell’ospedale Fatebenefratelli non è solo un servizio sanitario, ma un messaggio di speranza per le famiglie che si trovano ad affrontare le difficoltà dell’Alzheimer. La malattia può essere devastante, non solo per chi ne è colpito, ma anche per i familiari, spesso sopraffatti dalla cura e dalla gestione quotidiana. La possibilità di ricevere assistenza a casa rappresenta un sollievo e un conforto, un modo per continuare a vivere con dignità e amore.
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