«Nell’immaginario romano, la nonna è colei che dispensa risate, un pronto soccorso familiare dove rifugiarsi quando hai bisogno di sentirti a casa. È la persona che si prende cura di te senza fare troppe domande, se non il classico: “Fijo mio come te sei ridotto! Ma non magni, bello de nonna?”». Si presenta così l’Associazione “Nonna Roma”, una rete di mutuo soccorso attiva da tempo in città e oggi al servizio di chi, per via del Covid, non riesce più a mettere nulla in tavola.
Per le strade della Capitale
Li abbiamo seguiti in una delle loro giornate per capire nel concreto l’attività che svolgono. «Per ora abbiamo aiutato circa ottocento famiglie – ci racconta Alberto Campailla, il loro presidente -. Consegniamo loro pacchi con pasta, olio, sugo, biscotti, zucchero, latte, sale, frutta, tonno e legumi». Beni di prima necessità per tutti coloro che, da una mese a questa parte – con lo scoppio della pandemia – non possono più far conto su un reddito.
È un lavoro enorme, che va avanti grazie al volontariato di chi rinuncia a parte del proprio tempo con l’obiettivo di dare una mano. Li vediamo lavorare in silenzio riempendo delle grandi buste di colore bianco: veloci, sanno che il tempo è prezioso e che c’è gente, nelle case, che attende il loro arrivo. Tra di loro, molti giovani ma anche tantissimi anziani che si caricano buste con dentro viveri e le portano da un capo all’altro della città.
È una macchina della solidarietà che, allo stato attuale, può contare sul sostegno del Banco Alimentare, di reti e donatori privati ma anche frutto di una raccolta fondi tramite il Web.
Le nuove povertà generate dalla pandemia
«Coloro che vivevano una situazione di difficoltà economica, oggi stanno patendo più che mai – spiega Campailla -. C’è però una condizione nuova, di cui bisogna parlare, ovvero di una nuova povertà che ha a che fare con migliaia di professionisti, le cosiddette partite Iva, che oggi si ritrovano in questa condizione». Proprio qualche giorno fa – ci racconta – «ci ha contattati un insegnante di musica: ora non sta suonando, non può fare lezioni, non lo fa più da un mese, non lo farà sicuramente per un altro mese e chissà quando potrà ricominciare».
Decidiamo di unirci ad una loro auto. I due volontari all’interno hanno una lunga esperienza di volontariato alle spalle e, quando hanno saputo dell’intervento di “Nonna Roma”, hanno deciso di farsi avanti. Lei ci racconta che si interessa di mobilità sostenibile ma che, ora, è felice se può rendersi utile nel portare le buste con gli alimenti a chi ne ha bisogno. Lui contatta i destinatari del pacco e con tatto li invita a scendere in strada per la consegna.
«Non si entra in casa di nessuno», ci spiega Campailla. Ed è per questione di rispetto, ma anche per le prescrizioni e dunque per ragioni di salute pubblica. A dispetto di quanto immaginiamo, quando la gente arriva davanti all’auto dove l’aspettano volontari e viveri, vince ogni forma di imbarazzo e ringrazia sorridendo caldamente con gli occhi, oltre la mascherina che ne nasconde parte del viso.
«Non avrei mai pensato di dover chiedere aiuto – ci dice una donna, una parrucchiera -, ma da quando ho chiuso il negozio per via del Covid non so più come riempire il frigo». Come lei tante altre persone che incontriamo: colf, badanti ma anche negozianti le cui attività non rientrano, per decreto, tra quelle indispensabili.
Chi arriva a chiedere l’aiuto di questa associazione, lo fa tramite il passaparola, le reti sociali del territorio ma anche tramite il web e, come ci dice Campailla, «ogni giorno si uniscono decine di persone». Come decine e decine sono i volontari che ogni giorno decidono di dare una mano. Girano da una parte dell’altra città percorrendo chilometri e lasciando che la gente abbia il tempo di prendere i pacchi, ma anche raccontare un po’ della propria storia. «Perché – ci racconta una di loro – lo ha ricordato anche Papa Francesco: nessuno si salva da solo».
(Foto: Giada Valdannini)
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