Piacenza sperimenta da 15 anni un modello unico di convivenza intergenerazionale, dove anziani e bambini condividono attività, emozioni e momenti di vita quotidiana.
Un progetto che combatte l’isolamento e arricchisce il percorso educativo dei più piccoli.
A Piacenza, sul Facsal, nel cuore del pubblico passeggio, c’è un luogo dove anziani e bambini vivono fianco a fianco, in un’armonia che sembra riportare indietro il tempo. È il centro intergenerazionale Abi, acronimo di “Anziani e Bambini Insieme”, un progetto unico nel suo genere che festeggia quest’anno i 15 anni di attività. Qui, 43 bambini tra 1 e 4 anni, 54 ospiti della casa di riposo e 25 anziani del centro diurno condividono spazi, attività e momenti di vita quotidiana, trasformando un semplice edificio in un vero e proprio crocevia di generazioni.
Generazioni unite
Entrando nella struttura, l’immagine che si presenta è toccante; un ospite guarda i bambini dell’asilo nido dal balcone della sua camera – descrivendo la gioia che si provano nell’osservarli – paragonandoli a “fiorellini in un giardino”. Sotto di lui, una donna in sedia a rotelle e una bambina si scambiano una palla, mentre un piccolo di due anni allunga la mano per aiutare un anziano a camminare. Un gesto semplice, ma che racchiude l’essenza di Abi: un luogo dove non esistono più etichette come “vecchio” o “bambino”, ma solo “nonni” e “nipoti”, legati da un’affinità naturale.
Un’idea partita da lontano
Il progetto, avviato nel 2009 dalla Cooperativa Unicoop di Piacenza, si ispira a esperienze simili nate in Francia e negli Stati Uniti. L’idea nacque nel 2005, quando Francesca Cavozzi, responsabile del progetto, venne a conoscenza di due sperimentazioni, una in Francia e una a Seattle, e iniziò a pensare a come replicare il progetto in Italia. L’obiettivo era creare occasioni di incontro tra le generazioni, attraverso attività come la pittura, la lettura, la cura dell’orto e i giochi all’aperto.
Esperienze di quotidianità
E l’idea Abi sembra funzionare alla perfezione: la condivisione di momenti quotidiani genera un legame speciale tra i partecipanti. Un ospite della casa di riposo, pur non avendo avuto la fortuna di avere nipoti, si sente accolto e considerato come un nonno, mentre una madre racconta quanto sia importante per sua figlia salutare gli anziani con cui ha legato. Nel centro, le due generazioni si incontrano anche attraverso laboratori di cucina creativa, lettura e natura, condividendo merende, pranzi e festeggiamenti. Un’équipe di educatori e operatori sociali funge da mediatore culturale, facilitando il dialogo e l’interazione.
Le famiglie dei bambini esprimono entusiasmo per le relazioni che i loro figli sviluppano con gli anziani, e la soddisfazione per come i piccoli riconoscano e salutino i “nonni acquisiti”.
Un messaggio potente
L’esperienza di Abi insegna ai bambini a non avere paura della vecchiaia e delle disabilità, trasformando il deambulatore in un triciclo da spingere e la carrozzina del nonno in una macchina sportiva. La vita viene vista come una retta, dove bambini e anziani si trovano all’inizio e alla fine, ma condividono esigenze che tornano a coincidere, come la protezione e la cura. Così, entrambi gli estremi della vita si ritrovano, con ritmi comuni e una serie di bisogni simmetrici.
Foto: Instagram/fondazioneagnelli
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