Per chi ama la natura è un appuntamento imperdibile: si tratta del Wildlife Photographer of the Year. Le fotografie più suggestive dell’anno dedicate alla vita negli ambienti incontaminati della natura, dai più minuscoli ai più sterminati.
Immagini che hanno gli occhi della poesia, dell’emozione, della narrazione, della sincerità, dell’immediatezza, del sogno. E soprattutto della denuncia.
Lo scatto vincente con la tigre siberiana
La scelta del vincitore assoluto del 56esimo premio Wildlife Photographer of the Year è infatti emblematica. Il fotografo russo Sergey Gorshkov ha impiegato oltre 11 mesi per riuscire ad immortalare una tigre siberiana, specie in via d’estinzione, che si stringe a un antico abete della Manciuria per marcare il territorio. Un abbraccio notturno davvero emozionante, “The Embrace” il titolo, ripreso grazie ai sensori di movimento.
Negli spazi del Palazzo Francesco Turati di Milano è visibile lo scatto di Gorshkov, esposto insieme ai 100 scatti finalisti della rassegna organizzata a Londra da più di mezzo secolo dal Natural History Museum e portata in Italia dall’Associazione culturale Radicediunopercento. L’Associazione, infatti, cura anche visite guidate e serate di approfondimento con vari fotografi italiani. Scelti tra gli oltre 45.000 inviati da fotografi professionisti e non di 95 Paesi, sono stati selezionati, alla fine dello scorso anno, da una giuria internazionale di esperti, in base alla creatività, al valore artistico e alla complessità tecnica.
I vincitori italiani
Diciannove le categorie premiate, di cui sei documentarie, con due italiani tra i vincitori. Per Ambienti della terra Luciano Gaudenzio, con lo scatto “Etna’s River of Fire” e per il Rising Star Portfolio (raccolta di foto di una “stella emergente”) Alberto Fantoni, giovane descrittore della vita degli uccelli nel Mediterraneo. Altri cinque fotografi italiani hanno ricevuto una menzione speciale. Domenico Tripodi nella categoria Il mondo subacqueo, Alessandro Gruzza in Ambienti della terra, Andrea Pozzi in Piante e funghi, Andrea Zampatti e Lorenzo Shoubridge in Animali nel loro ambiente.
Da segnalare l’altro premio assoluto, riservato alla categoria giovani e vinto dalla finlandese Liina Heikkinen con “The Fox That Got the Goose”, che raffigura una giovane volpe rossa mentre difende ferocemente i resti di un’oca dai suoi cinque fratelli rivali ed è stata scattata in una delle isole di Helsinki.
Wildlife Photographer of the Year: gli scatti di un pianeta
Ma tutte le immagini sono straordinarie, propongono la magnificenza del nostro pianeta e degli animali che lo abitano, parlandoci dell’insuperabile biodiversità della natura ed evidenziando la fragilità della fauna selvatica. I paesaggi, il regno botanico e quello animale, immortalati dai fotografi, regalano, con uno sguardo emozionante e insieme consapevole, una stupenda testimonianza visiva di un ambiente da salvaguardare e preservare.
Preziose le didascalie, che raccontano sia i requisiti tecnici della fotografia, sia la storia e le emozioni che hanno motivato l’autore nella sua realizzazione, sia dati di carattere scientifico sulle specie fotografate. Da segnalare infine la severità delle regole del concorso, che non di rado esclude dai premi foto bellissime per i “trucchi” degli autori. Ad esempio nel 2009 fu escluso “Il lupo che salta” di José Luis Rodriguez per l’impiego di un lupo addestrato e nel 2017 stessa sorte toccò a “Il razziatore notturno” di Marcio Cabral perché era stato utilizzato un formichiere impagliato.
(Foto di copertina: ©Sergey Gorshkov, Wildlife Photographer of the Year 2020)
Alcuni scatti del Wildlife Photographer of the Year 2020
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