Per poter rimanere in Gran Bretagna una volta attuata la Brexit, è necessario possedere il “settled status”, il certificato di residenza. Richiederlo è semplice, almeno a parole. Il documento si ottiene attraverso un’App. Un form da compilare con tutti i propri dati, che viene elaborato dal sistema e restituisce, appunto, il certificato. Eppure non sempre tutto fila liscio.
Quando il sistema elettronico ha un bug: il centenario italiano scambiato per neonato
Tra i casi più clamorosi, venuti alla ribalta, c’è quello di Giovanni Palmiero. Il signor Palmiero ha 101 anni, è arrivato a Londra nel 1966, ancor prima che il Regno Unito entrasse a far parte dell’Unione Europea. Era riuscito a passare la dogana “rivelando” la ricetta della pasta all’uovo. Ha lavorato tanti anni in un ristorante a Picadilly, e poi in un Fish&Chips, che ha continuato a mandare avanti fino alla veneranda età di 94 anni.
Quando, mesi fa, insieme a suo figlio ha provato a fare la trafila online per ottenere il certificato di residenza, si è visto rispondere che la domanda doveva essere presentata dai genitori. Il software, infatti, era stato programmato per elaborare soltanto le ultime due cifre della data di nascita. Per questo motivo il 1919, anno di nascita del signor Palmiero, era diventato solo “19”, e veniva letto come 2019.
Giovanni Palmiero veniva “riconosciuto” come un bimbo di un anno, e per questo necessitava della presenza dei genitori per completare la domanda. Ma Palmiero ha una moglie, Lucia, di 92 anni, 4 figli, 8 nipoti e 11 pronipoti. Grazie alla sua vicenda l’Home Office britannico, si è reso conto del bug del sistema.
Un pensionato 95enne che rischia di diventare illegale
E poi c’è anche il caso di Antonio Finelli. Classe 1925, vive in Gran Bretagna da 68 anni. Pensionato da più di trenta, qualche mese fa si è visto arrivare un’insolita richiesta da parte delle autorità britanniche: per rimanere nel Regno Unito, con la Brexit, avrebbe dovuto provare la sua residenza. La sua vicenda ha scatenato sconcerto: una persona che ha vissuto la maggior parte della sua vita in un Paese, alla veneranda età di 95 anni si vede costretto a dimostrare il suo status per poter rimanere a casa sua.
Un pasticcio della Brexit: il “settled status”
Non si tratta di casi isolati. In Gran Bretagna ci sono tantissimi senior non autoctoni, tra i quasi 3,5 milioni di europei residenti in UK, che si sono dovuti barcamenare tra burocrazia e pratiche complicate per ottenere l’agognato “settled status”. E l’emergenza Covid-19, di certo, non possiamo dire che li stia aiutando.
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