A Genova, sino al 20 febbraio, Palazzo Ducale ospita la più ampia retrospettiva mai vista in Italia dedicata a Maurits Cornelis Escher, il geniale disegnatore olandese.
Chi conosce Rowena Ravenclaw alias Priscilla (a volte Cosetta) Corvonero? Vi diamo una dritta: chiedete ai vostri figli o meglio ai nipoti. Loro vi risponderanno immediatamente. Si tratta di una delle docenti più belle, intelligenti e desiderose di sapere della Scuola di Magia e di Stregoneria di Hogwarts.
Nata dalla fantasia della scrittrice J. K. Rowling – come tutti gli altri personaggi della saga di Harry Potter -, Rowena è probabilmente l’ammiratrice più famosa del disegnatore e grafico Maurits Cornelis Escher (1898-1972). È stata infatti lei a “progettare” le incredibili scale mobili – inteso come sempre in movimento, non solo dall’alto verso il basso e viceversa, ma anche lateralmente, obliquamente, capovolte, verticali e via dicendo – del Castello, di cui fu una dei quattro fondatori, dove ha sede la scuola.
Dalla grafica di Escher alla magia di Harry Potter
Proprio quelle scale sono direttamente ispirate – possibilità infinite della magia – ad alcuni celebri disegni di Escher, il maestro olandese dell’illusione: Salita e discesa e Casa di scale. Il secondo di questi aveva il sottotitolo Relatività che molto racconta del suo autore e del periodo in cui visse e offrì il culmine della sua arte, quello in cui Albert Einstein aveva da poco divulgato la sua teoria più famosa. Secondo il fisico tedesco infatti lo spazio e il tempo non sono due concetti separati, ma fanno parte di una dimensione unica: lo spaziotempo. Questa può essere curvata dalla presenza di una massa importante, che induce le masse più piccole a comportarsi di conseguenza. La gravità, ad esempio, è una curvatura dello spaziotempo, che attrae masse più piccole di quella causale, la Terra.
Anche in Escher tutto è relativo
Tutto è relativo anche nell’universo iconico di Escher. La percezione di ciò che viene rappresentato è a ogni sguardo differente. Le geometrie diventano disegni periodici in strenua e avventurosa mutazione. Le rotazioni e le traslazioni inventano geometrie non euclidee che sembrano dare vita proprio all’irrappresentabile “spaziotempo”. Le figure tentano persino di abbandonare il piano bidimensionale in cui sono disegnate.
Dalle opere di grafica alle copertine di dischi
Le sue infinite “metamorfosi”, in un continuo trasformarsi di figure le une nelle altre, i suoi processi ricorsivi che raffigurano rotazioni inattese del piano, il moto perpetuo di elementi in movimento che si autoalimentano (le acque del celebre Cascata), i suoi paradossi oltre l’orlo dell’impossibile ne hanno fatto un illustratore celeberrimo. Tanto che le sue immagini hanno adornato copertine di LP (dai Mott The Hoople ai Rolling Stones: come risposta a Mick Jagger che gli scriveva “Hey Maurits” per ottenere l’autorizzazione, disse al suo agente «accetti, ma dica per favore a Mr. Jagger che per lui io non sono Maurits»), biglietti d’auguri, francobolli, abiti, ex libris, film (il più immediato nella riproposta è Labyrinth dell’86, firmato dall’americano Jim Henson), perfino piastrelle e servizi da tavola.
Una visita all’Alhambra che cambiò lo stile di Escher
Tutto questo – ma non la cultura che lo sottende, dalla musica “matematica” di Johann Sebastian Bach al surrealismo, dai teoremi di incompletezza di Kurt Gödel al cubismo, dalle trasformazioni di Hendrick Antoon Lorentz a Einstein – ebbe come scintilla la visita del 1936 all’Alhambra di Granada. Le decorazioni dell’edificio, basate su cosmogonie matematiche e gli antichi mosaici moreschi dalle tassellazioni che si rincorrono, furono per Escher un coup de foudre fatale.
Prima di allora il maestro olandese era stato un disegnatore in bilico tra realismo, espressionismo e surrealismo, capace, specie durante il prolungato soggiorno italiano (dal 1922 al 1935, quando fuggì dall’amata Sicilia dopo aver visto il primogenito George tornare a casa con la divisa da piccolo balilla), di rappresentare magistralmente, con una minuzia quasi piranesiana, luoghi solitari oppure particolari o ancora celeberrimi, come il magnifico Chiostro di Monreale oppure l’Etna in eruzione.
La mostra a Palazzo Ducale
La grande mostra Escher, aperta al Palazzo Ducale di Genova fino al 20 febbraio, propone oltre 200 opere del più lirico, inafferrabile, influente, magico grafico del ‘900. Le sue architetture impossibili, rappresentazioni bizzarre di luoghi che non hanno inizio né fine né sopra né sotto, i suoi labirinti onirici, spazi paradossali dove si passa dal bidimensionale al tridimensionale e ritorno senza soluzione di continuità, le sue mutazioni sperimentali, con animali, figure geometriche, flora, costruzioni che si confondono e si inseguono senza soluzione di continuità, mettono in gioco ogni volta l’intuito così come il desiderio di “chiarezza” dello spettatore, quasi sottoposto suo malgrado a una seduta di psicologia gestaltica, instillandogli sempre il dubbio che quello che vede è solo una porzione personale, e quindi insufficiente, di ciò che invece l’opera propone e lui potrebbe vedere.
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