Nel XVI secolo, a Firenze, c’era un’usanza molto particolare: le “buchette del vino”. Erano delle piccole finestrelle sistemate a mezza altezza vicino ai portoni degli antichi palazzi signorili. Venivano usate per vendere il vino in eccedenza direttamente alla classe operaia di Firenze. Il popolo bussava alle piccole persiane di legno e, in maniera molto discreta, si faceva riempire le bottiglie direttamente da quelli che erano, ieri come oggi, i produttori di vino più prestigiosi della città.
Si trattava di una pratica unica nel suo genere, che per secoli ha significato la quotidianità per i fiorentini. E si è rivelata cruciale soprattutto in periodi di emergenza. Ad esempio, tra il 1630 e il 1633, quando la peste colpì molte zone d’Italia: le buchette del vino rappresentarono un modo per poter commerciare in sicurezza. I vinai cittadini, infatti, per evitare di contagiarsi attraverso il contatto fisico con i clienti, escogitarono la vendita dei loro prodotti tramite “sportelli” ricavati sulle pareti a bordo strada delle botteghe. Attraverso quei fori facevano passare una paletta metallica sulla quale il cliente doveva posare il denaro, che poi veniva subito disinfettato nell’aceto. Dopo avveniva la vendita: nessuno scambio di fiaschi o vuoti era concesso. Dal pertugio il cliente o ritirava già il fiasco di vino, oppure poteva riempire il suo, rimanendo all’esterno dell’edificio, attraverso un tubicino metallico fatto passare attraverso il foro.
All’inizio del XX secolo, però, cambiarono le leggi sulla vendita del vino, e questo segnò l’inizio del loro declino. Le buchette cominciarono ad essere chiuse. Durante le alluvioni del 1966, quelle in legno furono perdute definitivamente. Oggi se ne contano all’incirca 150 in città, sono tutte mappate all’interno del sito Buchette del Vino.
Anno 2020: la riscoperta di una tradizione ormai perduta
Poi arriva l’anno 2020, il Covid-19, ed ecco che, in un contesto nel quale il distanziamento sociale diventa un imperativo da seguire con ogni mezzo, queste finestrelle tornano in auge. Alla fine del lockdown, per alimentare un’estate messa a repentaglio dal crollo del turismo, molti commercianti hanno riscoperto l’utilizzo di questi fori. E così ce ne sono 14, oggi, che hanno ripreso a funzionare. Vino sì, ma non solo: dalle buchette si vendono anche gelati, spritz, take away. E questa pratica non è passata inosservata: persino la CNN ha dedicato un servizio al tema delle buchette ritrovate.
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