«La vicenda umana è a un punto di svolta: deve trovare nuovi obiettivi e riprendere ricchezza a livello spirituale – afferma Franco Arminio -. Aumentiamo l’atteggiamento di gentilezza e di clemenza verso gli altri. Non costa nulla»
«Se ognuno di noi si convince di avere un ruolo e che il proprio comportamento non è indifferente alla salute del pianeta, può cambiare i propri atteggiamenti piuttosto che invocare cambiamenti ad altri o al sistema in generale». Così Franco Arminio, poeta, regista e paesologo, come ama definirsi, spiega a 50&Più come questa fase di grandi stravolgimenti contenga una lezione importante: ripartire da sé stessi e dalla semplicità delle relazioni con gli altri.
C’è un risvolto positivo in questa grande crisi?
Le grandi crisi servono a mettere in discussione gli assetti individuali e collettivi: se questi ultimi non si smuovono, bisogna cominciare da quelli individuali facendo tesoro di quanto sta accadendo, perché altrimenti è una sventura sprecata. Dovremmo imparare a usare bene la sofferenza, perché è innegabile che siamo tutti in una condizione difficile, chi più dal lato economico e chi della salute ma, essendo una situazione inedita, sarebbe stupido non approfittarne per trarne qualcosa di positivo. Insomma, dobbiamo fare buon uso della sventura, è questo il concetto di fondo, almeno a livello individuale perché, poi, nella dimensione collettiva bisogna reclamare che ci sia un’azione comune su quale direzione debba prendere il mondo, cosa di cui si discuteva a marzo e aprile e che, ora, è finita sullo sfondo, annebbiata dalla questione sanitaria e da quella economica. Ma non dobbiamo stancarci di invocare il cambiamento, di fare come mi piace dire: “Una serena obiezione al paesaggio”.
Spesso ha affermato che chi vive in un paese è fortunato. Perché?
Perché succede, come a me in questo momento, di stare in piazza da soli, senza incontrare nessuno. Se fossi a Roma o a Milano sarebbe molto più difficile, ma qui il distanziamento si era già prodotto prima con lo spopolamento, e quella che prima era una sventura oggi si sta rivelando una fortuna, perché si possono avere i propri spazi molto più che in una zona urbanizzata e, in una fase come questa, diventa ancora più essenziale.
Tempo fa ha scritto che ci troviamo in una “bancarotta antropologica” di vaste dimensioni. Cosa intendeva dire a proposito della condizione umana di oggi?
“Bancarotta antropologica” vuol dire confusione: prima c’era un mondo fatto di ruoli chiari, dove ognuno aveva il suo retroterra con identità stabili, oggi invece è tutto più sfumato e confuso. Non è una cosa da poco, perché le persone hanno bisogno di ordine, ma oggi siamo un miscuglio di antico e moderno, con stili di vita non ancora ben assimilati, e il tutto si iscrive in un fondo di depressione che è stato aggravato dal Covid ma che era presente anche prima, e non solo per fattori economici.
Come ci si salva da questa “bancarotta”?
Dobbiamo fare i conti col fatto che il pianeta non è un luogo sicuro in cui possiamo solo pensare di produrre e consumare; dobbiamo imparare ad avere un atteggiamento di cautela perché non possiamo solo prendere risorse in modo forsennato, senza sapere fino a quando gli equilibri reggeranno. Serve, in questo un governo mondiale della terra, non una sommatoria di singoli che giocano le proprie partite di consenso a breve termine. E poi, a livello individuale, possiamo aumentare l’atteggiamento di gentilezza e di clemenza verso gli altri, che tra l’altro non costa nulla, dato che si parla di crisi economica. Dobbiamo imparare a convivere con un mondo che è instabile e, se non facciamo nulla per sciogliere i nodi, questi prima o poi si presentano, bisogna esserne consapevoli. La vicenda umana è a un punto di svolta ma non solo per il virus, perché deve trovare nuovi obiettivi, riprendere ricchezza a livello spirituale. Personalmente sto lavorando tanto, sento che le parole sono più che mai necessarie, e mi sembra che i versi in questa fase abbiano più ascolto. Molte persone che prima non lo facevano, prese dai loro obiettivi e dalla vita frenetica, oggi si fermano e si guardano dentro, anche attraverso la poesia.
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