Per scegliere il successore di Pietro la Chiesa segue un cerimoniale avvolto nel mistero e nel rigore. Il ricordo di quel Conclave di 12 anni fa
Conclave: l’etimologia stessa della parola – dal latino cum clave – affonda le radici in un episodio storico del 1271, al tempo in cui la sede papale era a Viterbo. L’indecisione dei cardinali nell’elezione del successore di Pietro – protrattasi per tre anni – portò a una drastica misura. I porporati furono rinchiusi nel Palazzo dei Papi fino a quando non avessero designato il nuovo Pontefice, Gregorio X. Nacque così un rito che, con le sue regole e il suo simbolismo, resiste quasi immutato ancora oggi.
Le severe regole del Conclave
Il Conclave ha le sue regole. I cardinali elettori hanno il divieto assoluto di diffondere qualsiasi informazione relativa alle votazioni, pena la scomunica. Non sono ammesse riunioni preliminari con lo scopo di definire “strategie politiche” o accordi sul futuro Pontefice, poiché anche la cosiddetta “campagna elettorale” è considerata materia di scomunica. E, in linea generale, i cardinali non dovrebbero votare per sé stessi, sebbene la storia ci racconti di qualche rara eccezione.
Isolati dal mondo esterno
Le stanze assegnate ai cardinali sono rigorosamente isolate dal mondo esterno: nessun contatto telefonico, radio o televisivo è consentito. Per recarsi nella Cappella Sistina, luogo deputato alle votazioni, i cardinali vengono trasportati a bordo di un autobus speciale. L’intero Stato della Città del Vaticano dovrebbe essere sottoposto a una sorta di “schermatura” per prevenire qualsiasi tipo di infiltrazione, inclusa quella elettronica, garantendo così la segretezza assoluta del processo elettivo.
La maggioranza che eleggerà il prossimo papa
Le norme che regolano il Conclave sono minuziosamente delineate da una costituzione apostolica specifica: la Universi Dominici Gregis, promulgata da San Giovanni Paolo II nel 1996. Per l’elezione del Papa è richiesta una maggioranza qualificata dei due terzi dei voti. Giovanni Paolo II aveva stabilito che, se l’elezione si fosse protratta di oltre 30 scrutini in dieci giorni, si sarebbe proceduto per maggioranza semplice. Tuttavia, Benedetto XVI modificò questa disposizione. In caso di prolungamento dell’elezione fino alla 34ª votazione, si può arrivare al ballottaggio tra i due cardinali che hanno ottenuto il maggior numero di preferenze.
Il cerimoniale sacro della votazione
La votazione, che si svolge all’interno della Cappella Sistina, segue un cerimoniale ben preciso e scandito nei minimi dettagli. Inizia con la solenne Messa pro eligendo Romano Pontifice, presieduta dal Decano del Collegio Cardinalizio. Successivamente, i cardinali si recano in processione nella Cappella Sistina, intonando il suggestivo inno Veni Creator, invocazione allo Spirito Santo. Una volta giunti nella Cappella, ogni cardinale elettore è chiamato individualmente a prestare giuramento, impegnandosi a svolgere il proprio compito con coscienza e onestà.
“Fuori tutti”
Segue quindi la formula “extra omnes”, con la quale tutte le persone non autorizzate devono lasciare la Cappella Sistina. A questo punto, può esserci un momento di meditazione, volto a favorire la riflessione e il discernimento prima del voto. Se la prima votazione si svolge in serata, si procede a un solo scrutinio. Nei giorni successivi, si arriva a quattro votazioni quotidiane. Poi, un sorteggio designa tre membri con il compito di raccogliere i voti dei cardinali infermi nelle loro stanze, altri tre che si occuperanno dello spoglio e della conta dei voti. E infine tre scrutatori che avranno il compito di visionare e verificare l’esattezza dei risultati.
In attesa della fumata bianca
Ogni cardinale riceve una scheda bianca, sulla quale esprime la propria preferenza. La scheda viene poi piegata mentre il cardinale raggiunge l’altare. Qui, prestando giuramento di fronte a Dio, dichiara di votare colui che ritiene debba essere eletto. Infine, depone la scheda nell’urna. Al termine di ogni scrutinio, le schede vengono bruciate, garantendo così la segretezza del voto. Al mattino, prima di recarsi nella Cappella Sistina, i cardinali celebrano la Santa Messa e recitano le Lodi alle ore 9. La sera, dopo l’ultima votazione, si uniscono nella preghiera dei Vespri, in attesa del nuovo giorno e di un possibile “fumata bianca”.
La “sorpresa” Bergoglio: semplicità al Conclave
Papa Francesco è stato eletto il 13 marzo 2013, nel secondo giorno del conclave. Prima di allora il cardinale Jorge Mario Bergoglio non era considerato tra i principali favoriti e la sua elezione è stata una sorpresa per molti. Durante lo scrutinio, in una delle votazioni, una scheda riportava persino il nome scritto in modo errato: “Bertoglio”. Questo ha creato un momento di confusione tra i cardinali, che dovevano decidere a chi attribuire quel voto. Se al cardinale Bertello, Bertone, o Bergoglio. Dopo l’elezione, è uscito dalla “stanza delle lacrime” (dove il neoeletto papa si veste per la prima volta) con la semplice talare bianca e la croce pettorale che aveva sempre portato a Buenos Aires. Un gesto che ha immediatamente evidenziato la sua umiltà e il suo stile di vita semplice.
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