In Italia, nel 2025, calano i lavoratori al di sotto dei 30 milioni. Un milione in meno rispetto al 1950. Secondo Bankitalia la transizione demografica conferma i suoi effetti anche sul mondo del lavoro. L’invecchiamento della popolazione è più veloce di quanto atteso.
“L’invecchiamento della popolazione è un processo globale e più veloce di quanto non ci si aspettasse solamente dieci anni fa. È il riflesso sia di un significativo miglioramento nello stato di salute della popolazione sia di una diminuzione della fecondità più rapida del previsto anche in alcune economie dell’Asia, in primis la Cina, e dell’America Latina”. È quanto ha detto il vicecapo dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia, Andrea Brandolini, in audizione davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti economici e sociali derivanti dalla transizione demografica in atto.
“Nello scenario mediano delle ultime proiezioni demografiche delle Nazioni Unite – ha proseguito -, la popolazione mondiale dovrebbe raggiungere un picco di poco superiore ai 10 miliardi di persone intorno alla metà degli anni Ottanta di questo secolo, per poi diminuire lentamente. Da quel periodo in avanti, la speranza di vita alla nascita oltrepasserà gli 80 anni e le persone di 65 e più anni saranno più numerose di quelle con meno di 18 anni”.
Perché la popolazione è in discesa dal 2015
Per risolvere il problema non basterà – fanno sapere da Bankitalia – l’afflusso di immigrati, visto il consolidato stato di denatalità. “L’Italia appartiene al gruppo di Paesi in cui questa evoluzione demografica è già in corso da tempo e sarà più accentuata. Nonostante un consistente afflusso di immigrati, la popolazione residente nel Paese è in calo dal 2015” e “il prolungato calo delle nascite e l’invecchiamento delle coorti del baby-boom comporteranno una diminuzione del numero delle persone in età da lavoro ancora più intensa: nel 2050 la popolazione di età compresa tra i 15 e i 64 anni sarà inferiore ai 30 milioni di unità, circa un milione in meno di quanto non fosse nel 1950. Per ogni dieci persone in età da lavoro, vi saranno otto bambini e anziani, rispetto agli attuali sei”.
In Italia calano i lavoratori ma anche il Pil
Ma l’invecchiamento della popolazione lavorativa e il conseguente pensionamento delle persone avrà effetti anche sul Prodotto Interno Lordo, come ha sottolineato sempre Andrea Brandolini. “Nei prossimi venticinque anni, se i tassi di occupazione, gli orari di lavoro e la produttività oraria rimanessero immutati sui livelli attuali, il calo della popolazione in età da lavoro implicherebbe una diminuzione dell’input di lavoro e quindi del Pil dello 0,9% all’anno. La riduzione del Pil pro capite sarebbe più contenuta, lo 0,6% annuo, per effetto della parallela flessione della popolazione complessiva”.
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