Con la bomba su Hiroshima il mondo scopre il nucleare: un solo ordigno riduce in cenere la città e i suoi abitanti, mentre decine di migliaia di persone troveranno la morte negli anni successivi.
Quella mattina del 6 agosto 1945 il cielo sopra Hiroshima è particolarmente terso. Gli abitanti sono intenti alle loro occupazioni giornaliere, cercando di mantenere quel briciolo di “normalità” concesso da una guerra logorante che aveva portato il Giappone allo stremo. All’improvviso all’orizzonte appare la sagoma di un aereo, un bombardiere al quale il pilota Paul Tibbets aveva dato il nome di sua madre: Enola Gay. Sfugge alla contraerea e, alle 8:17 ora locale, lancia una sola bomba (chiamata “Fat Boy”) prima di allontanarsi rapidamente. Guardandosi indietro il copilota Robert Lewis esclama alla radio di bordo:” Mio Dio, cosa abbiamo fatto?”.
La bomba su Hiroshima: gli effetti a lungo termine
Un enorme fungo atomico alto 18 km sovrasta le macerie della città oscurando il sole. Nasce l’espressione “inverno nucleare”, il prodromo, negli incubi peggiori, di una Terza Guerra Mondiale e della fine della civiltà umana. Ai numeri spaventosi nell’immediato (78.150 morti, 37.425 feriti, 13.083 dispersi) si aggiungono negli anni gli effetti delle radiazioni, che portano le vittime a circa 250.000. Pochi giorni dopo una sorte simile tocca agli abitanti di Nagasaki e gli Stati Uniti raggiungono l’obiettivo: il Giappone, autore 4 anni prima dell’attacco a sorpresa a Pearl Harbour, chiede la resa incondizionata. Seguono anni di tensioni tra Usa e Urss, il mondo si divide in blocchi e i rapporti di forza internazionali si basano sulla strategia della deterrenza. Ma l’incubo nucleare non è mai sconfitto, tanto da riaffiorare, per la prima volta dai tempi di Kennedy e della crisi dei missili a Cuba, col conflitto ucraino.
La fine dell’homo sapiens?
Numerosi studi e le testimonianze degli hibakusha (i pochi sopravvissuti) raccontano gli effetti devastanti provocati dall’ordigno, descritti con efficacia anche in numerosi libri, come nel toccante “Il gran sole di Hiroshima”. ICAN (ONG internazionale per l’abolizione delle armi nucleari) ha diffuso un report dal titolo “Nessun posto dove nascondersi” che dimostra la vulnerabilità ad un attacco nucleare dal momento che (come ad Hiroshima) non ci sarebbero abbastanza medici, letti di ospedale o unità di terapia intensiva. Per mostrane gli effetti impressionanti propone una simulazione sconvolgente. Sul sito è infatti possibile verificare il potenziale di morte di una bomba selezionando una città e abbinando ad essa lo sganciamento di ordigni con caratteristiche differenti.
L’uomo che creò la bomba
Robert Oppenheimer è lo scienziato passato alla storia come l’inventore della bomba su Hiroshima. Figura controversa, dopo essere stato acclamato tra i più importanti fisici della sua epoca, alla fine del secondo conflitto mondiale è stato a lungo perseguitato. Per Kai Bird e Martin Sherwin, autori di American Prometheus, dal quale è tratto il film di Christopher Nolan a breve nelle sale, pagò cara la sua invenzione. Come un novello Prometeo, scontò di aver donato all’umanità una scoperta che avrebbe mutato la storia per sempre. A chi gli chiedeva se avesse voluto cambiare qualcosa del suo passato rispondeva:” Ho solo fatto il mio dovere, che era di svolgere il lavoro affidatomi”. Ma fu tra coloro che, davanti al test finale nel deserto di Los Alamos, chiesero al governo statunitense di limitarsi ad una esplosione dimostrativa per spingere il nemico alla resa senza utilizzarla sui civili. Senza essere ascoltato.
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