Il Parlamento di Strasburgo ha approvato definitivamente un pacchetto di misure finanziarie a sostegno dell’Ucraina per i prossimi 4 anni. Vinta la resistenza dell’Ungheria.
Lo scorso 27 febbraio il Parlamento Europeo ha approvato (con 536 voti favorevoli, 40 contrari e 39 astensioni) il cosiddetto “strumento per l’Ucraina”. Si tratta di una misura di aiuti inserita nella revisione del Quadro finanziario pluriennale 2021-2027 dell’Unione Europea, che prevede lo stanziamento di 50 miliardi di euro a sostegno dell’Ucraina in forma di prestiti, garanzie e sovvenzioni.
Consiglio d’Europa e Ungheria, il disaccordo sugli aiuti all’Ucraina
L’accordo era stato concluso in seno al Consiglio d’Europa il 5 febbraio, con l’adesione di tutti i 27 Paesi membri, vincendo l’iniziale opposizione dell’Ungheria. Un accordo informale aveva fatto cadere già il 1° febbraio il veto del premier ungherese Viktor Orbán, scettico sullo “strumento” e convinto da due accorgimenti politico-giuridici. Secondo il primo la Commissione avrà la possibilità di presentare fra due anni un’eventuale revisione del pacchetto di aiuti all’Ucraina, che verrà inserita nel bilancio europeo 2028-2034. L’Ungheria aveva chiesto per settimane una soluzione che prevedesse il rinnovo anno per anno per anno del sostegno all’Ucraina, proposta giudicata irricevibile dagli altri Paesi membri.
Garantire all’Ucraina un finanziamento costante
L’altro accorgimento, inserito tra le conclusioni del summit del Consiglio Europeo, prevede che la valutazione del rispetto dello stato di diritto come condizione per l’esborso di fondi europei debba essere proporzionata e imparziale. I fondi europei stanziati per l’Ungheria sono attualmente congelati per denunciare la deriva anti-democratica del Paese, e questa dichiarazione dovrebbe preludere, almeno nelle intenzioni di Orbán, alla revisione della posizione comunitaria.
Il 5 febbraio, alla conclusione della riunione del Consiglio Europeo, il presidente Charles Michel aveva scritto su X, già Twitter: “L’accordo garantisce all’Ucraina un finanziamento costante, a lungo termine e prevedibile. Sappiamo qual è la posta in gioco”.
Lo “strumento per l’Ucraina si fonda su tre “pilastri”: in base al primo il governo di Kiev dovrà preparare un piano per illustrare i progetti per la ricostruzione, la ripresa e la modernizzazione del Paese, nonché le riforme che intende intraprendere per favorire l’adesione all’UE; in base al secondo pilastro l’Europa sosterrà finanziariamente l’Ucraina attraverso 33 miliardi di euro di prestiti e 17 miliardi di sovvenzioni a fondo perduto; infine, in base al terzo pilastro, l’Ucraina riceverà assistenza per l’adesione all’Unione, per l’adeguamento della legislazione e per tutte le altre riforme strutturali necessarie ad allinearsi ai Paesi membri.
Lo stallo della guerra e le difficoltà di Kiev
L’approvazione della misura interviene in un frangente particolarmente complicato della crisi ucraina: lo stallo sostanziale della guerra, le difficoltà dell’esercito di Kiev sul fronte e i pressanti appelli da parte del governo, la persistente aggressività della politica estera russa (il ministro Lavrov ha di recente affermato che il Cremlino è pronto a inviare truppe a sostegno della repubblica separatista della Transnistria, nel nord della Moldavia, lungo il confine con l’Ucraina, in caso di richiesta di aiuto).
La complessità della situazione ha portato addirittura il presidente francese Emmanuel Macron a ipotizzare l’invio di truppe di terra della NATO in Ucraina (prontamente smentito da tutti i partner europei). Il sostegno dell’Unione però assicurerà per i prossimi quattro anni la prevedibilità finanziaria al governo di Kiev, la possibilità cioè di mettere in campo iniziative militari e politiche con la sicurezza di una copertura economica. La tempestività è un fattore determinante e la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha affermato che probabilmente già entro marzo importanti pagamenti saranno effettuati all’Ucraina.
(Foto apertura: Alexandros Michailidis/Shutterstock.com)
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