Il rombo degli aerei accompagna le notti insonni mentre di giorno il crepitio delle mitragliatrici ricorda che la vita è appesa ad un filo. Il tempo durante la guerra trascorre lento, tra la fame, i lutti, le deportazioni, le rappresaglie, il sacrificio e gli atti di eroismo di uomini e donne che non si arrendono alla perdita di libertà, all’annullamento dei diritti umani.
I numeri ufficiali delle vittime italiane della seconda guerra mondiale scattano una fotografia raccapricciante di questi anni.
I caduti della Resistenza sono circa 44700; 21200 sono i mutilati e gli invalidi. Le donne partigiane combattenti sono 35 mila e 70 mila fanno parte dei Gruppi di difesa della Donna. 4653 sono arrestate e torturate e più di 2750 sono deportate in Germania, 2812 fucilate o impiccate. 1070 cadono in combattimento.
Le vittime civili di rappresaglie nazifasciste sono oltre 10.000 così come gli ebrei italiani deportati; solo a Roma ne vengono rastrellati e spediti in Germania 2000. Tornano in 11.
Nella manciata di giorni che vanno dal 29 settembre al 5 ottobre 1944, tra Marzabotto, Grinzana e Monzuno i soldati tedeschi trucidano 1830 persone.
Sono invece 320 mila, tra morti e dispersi, gli appartenenti alle forze armate italiane.
Non c’è famiglia che non subisca un lutto, una deportazione, un bambino che non versi lacrime di disperazione e di angoscia chiedendosi il perché di tanto dolore. Ed è proprio con i bambini e i ragazzi di allora che abbiamo voluto ripercorrere il momento in cui, attraverso un frenetico passa parola, si sparge la notizia che la guerra è finita ed è esplosa la Pace.
Ed è così che Giorgio Re, 101 anni, Teresa Borca, 90 anni, Marzio Castelli, 90 anni, Nello Bondi, 91 anni, Alessandro Marchetti, 90 anni, Gino Serpilli, 98 anni, Alberto Alberti, 90 anni e Anna Maccari, 85 anni, ci prendono per mano e ci fanno vivere quel 25 aprile del 1945 attraverso i loro occhi. Ci raccontano di una Liberazione che ha il sapore della cioccolata degli Alleati, di sonni senza terrore, di un futuro da ricostruire. E la raccontano con l’innocenza della fanciullezza, la consapevolezza giovanile della rinascita e la certezza che il sacrificio di molti non sarà stato vano.
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