Il 22 dicembre di settantaquattro anni fa l’Assemblea Costituente approvava ufficialmente la Costituzione italiana con 453 voti a favore e 62 contrari.
Qualche giorno dopo, il 27 per l’esattezza, la Carta fondamentale veniva promulgata dal capo provvisorio dello Stato, Enrico De Nicola. Lo stesso giorno usciva su un’edizione straordinaria della Gazzetta Ufficiale.
Oltre un anno di lavoro per realizzare la Costituzione italiana
Ma i lavori dell’Assemblea, in realtà, erano cominciati già qualche tempo prima: quasi un anno e mezzo prima. Il 2 giugno 1946 infatti, oltre al referendum per scegliere fra repubblica e monarchia, si era votato anche per eleggere i membri della Costituente. Loro avrebbero avuto il compito di formulare le leggi fondanti della Repubblica Italiana.
I tre partiti che guadagnarono la maggioranza dei 556 seggi furono la Democrazia Cristiana (207 seggi), il Partito Socialista di Unità Proletaria (115 seggi) e il Partito Comunista Italiano (104 seggi).
Appena eletta, l’Assemblea nominò una Commissione interna per la Costituzione, composta da 75 membri incaricati della stesura del progetto. Questa a sua volta fu suddivisa in tre diverse sottocommissioni: diritti e doveri dei cittadini, presieduta da Umberto Tupini della Dc, organizzazione costituzionale dello Stato, presieduta da Umberto Terracini del Pci, e rapporti economici e sociali, presieduta da Gustavo Ghidini del Psi. La Commissione dei 75 terminò i suoi lavori il 12 gennaio 1947 e il 4 marzo cominciò il dibattito in aula del testo.
Una Costituzione “tutta” italiana
L’intento era di differenziare la nuova Carta dai modelli di altri Paesi, così da puntare sul principio del “pieno sviluppo della persona umana”. A questo avrebbe dovuto tendere la nostra Costituzione. Non doveva solo affermare i diritti individuali o sociali, ma anche l’esistenza dei diritti delle cosiddette comunità intermedie, dalla famiglia alla comunità internazionale.
Il progetto costituzionale, una volta presentato all’Assemblea nel febbraio 1947, iniziò il dibattito in aula e andò avanti fino alla fine dell’anno. Fu dunque un processo lungo quello che portò al 22 dicembre, con discussioni e modifiche, fino al testo definitivo. Si trattò di un compromesso fra le forze politiche cattoliche e di sinistra in particolare, ma senza mai stravolgerne l’impianto originario.
Dal 1948 ad oggi, le maggiori modifiche alla Costituzione
Dalla sua entrata in vigore, il 1° gennaio 1948, la Costituzione ha visto introdurre diverse modifiche. Come, ad esempio, quella del 1963 che è intervenuta sugli articoli 56, 57 e 60 riguardanti l’elezione, la composizione e la durata di Camera e Senato. O quella del 1967 che ha cambiato le norme sulla Corte Costituzionale, stabilendo che i giudici possono restare in carica nove anni e non più dodici.
In tempi più recenti, nel 1993, è stato modificato l’articolo 68 sull’immunità parlamentare, che stabilisce l’autorizzazione delle Camere solo per perquisizioni e arresti, salvo che in esecuzione di una sentenza di condanna o in caso di flagranza di reato. Nel 2001 è la volta del titolo V, con una nuova ripartizione tra competenze dello Stato e delle Regioni. La modifica però non ottiene la maggioranza dei due terzi in Parlamento ed è sottoposto a referendum, con la vittoria del “sì”. Nel 2007 è l’articolo 27 a subire modifiche con la abolizione definitiva della pena di morte che fino a quel momento era ancora ammessa nei casi previsti dalle leggi di guerra. Nel 2020 si è tornati a modificare invece gli articoli 56, 57 e 59 per ridurre il numero dei parlamentari.
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