In tutto il mondo, secondo l’OMS, una persona over 60 su sei è vittima di abusi. Ma si tratta di una proiezione vista al ribasso. Il numero di coloro che sono coinvolti in violenze, infatti, aumenta tra gli anziani che hanno bisogno di cure.
Questa può essere la giornata giusta per riflettere e agire allo stesso tempo. Oggi, 15 giugno, è la Giornata mondiale di sensibilizzazione contro gli abusi sugli anziani. È l’opportunità per creare una società con pari diritti per tutte le fasce di età, per immaginare un mondo senza abusi. Se nel resto del mondo, infatti, la situazione è preoccupante, il “Vecchio” Continente non naviga in acque migliori: una persona over 65 su tre – secondo il Global Report dell’OMS sull’ageismo – ha dichiarato di essere stata vittima di insulti, maltrattamenti, esclusione da servizi essenziali in virtù della propria età. Una realtà che stride con quei valori di solidarietà e uguaglianza che nell’UE dovrebbero favorire un ottimo invecchiamento della popolazione.
Abusi sugli anziani e abbandono: serve una strategia globale per contrastarli
Un abuso non si limita ad un gesto violento. Può essere silenzioso, invisibile, nascosto a tutti, tranne a chi lo subisce. Un vero e proprio abuso, ad esempio, è la mancanza di condivisione di informazioni utili a mantenere un sano ed equilibrato stile di vita, l’esclusione, la limitazione.
Le cause di abuso e abbandono degli anziani sono legate a molti fattori. Richiedono politiche globali per arginarle, non solo persecuzione legale. È necessario responsabilizzare le persone anziane grazie alla creazione di ambienti a loro accessibili. Oppure sostenerne l’autonomia e l’indipendenza rispettando i loro diritti, preferenze, decisioni; curarne l’informazione in tema di salute, assistenza, finanze, etc.
Il progetto MARVOW 2.0 ed AGE Platform Europe
Creare un mondo libero dagli abusi sugli anziani richiede soprattutto un cambiamento sistemico a tutti i livelli. Per questo le organizzazioni che si occupano di anziani nell’UE sperimentano pratiche che possano spianare la strada ad un invecchiamento di qualità. Come il progetto MARVOW 2.0, ovvero Multi-Agency response to Violence Against Older Women.
Finanziato dall’UE e sostenuto da AGE Platform Europe, MARVOW 2.0 intende rafforzare il coordinamento per affrontare la violenza contro le donne anziane, un argomento su cui abbiamo dati insufficienti. I pochi che possediamo provengono da un’indagine eseguita nel 2014 dall’Agenzia per i diritti fondamentali sulla violenza contro le donne. Secondo la ricerca il 5% delle over 50 dell’UE ha denunciato violenze fisiche e/o sessuali nell’anno che ha preceduto l’intervista. Ma si tratta di una percentuale destinata ad aumentare, dato che in Europa il numero di persone anziane è in costante crescita.
L’obiettivo del progetto è quello di migliorare i servizi per coloro che hanno subito una violenza di genere, mettere mano all’articolo 51 sulla valutazione e la gestione del rischio della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica (Convenzione di Istanbul).
FAIth, un progetto di inclusività contro la rapida digitalizzazione
C’è però un altro abuso, più sottile, che permea la nostra società. È nato dalla più grande rivoluzione avvenuta negli ultimi anni: la rapida digitalizzazione dei servizi quotidiani. Questo fenomeno rischia di mettere molte persone anziane in una situazione di vulnerabilità. Garantire invece la digitalizzazione è un passo fondamentale nella prevenzione degli abusi.
Per sostenere l’inclusione digitale in ogni momento della vita nell’Unione europea e quindi i diritti umani, esistono progetti come FAITh, ovvero Feeling SAfe to Transact Online In the Third Age. Anch’esso sostenuto da AGE Platform Europe, il suo scopo è contrastare l’esclusione digitale delle persone over 55, favorendo lo sviluppo delle loro capacità e rafforzando la loro fiducia nell’uso di internet e delle tecnologie digitali per le transazioni online. FAIth si basa su una rete di supporto composta da volontari anziani, familiari, gestori di servizi e comunità locali per semplificare l’uso delle tecnologie nella vita delle persone anziane.
La lotta agli abusi passa anche per la raccolta dei dati sulle violenze
Per sensibilizzare contro gli abusi sugli anziani serve un approccio “olistico”. Questo vuol dire che, oltre a prevenire, l’attenzione va posta anche su tutti quei meccanismi che consentono alle persone anziane di esercitare i propri diritti e di denunciare. Soprattutto, è necessario raccogliere quanti più dati possibili per genere ed età. In molti Paesi dell’Unione, infatti, è stata segnalata la mancanza di informazioni relative ad abusi e abbandoni che spesso, tra l’altro, sono sottostimati.
Impegnarsi per garantire leggi e politiche universali che proteggano dagli abusi è un’altra strategia. Proprio come accade in Svezia con una legge sulla discriminazione che va oltre le direttive UE o in Francia con la creazione dei difensori civici. Ulteriori strade da percorrere per tutelare gli anziani dagli abusi? Certamente il miglioramento della capacità di prevenzione e l’ispezione e il monitoraggio dei servizi assistenza. Proprio le strutture sanitarie o di ospitalità possono spesso diventare teatro di violenze. Situazioni che difficilmente vengono raccontate da chi le ha vissute.
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