Sono trascorsi 100 anni dalla nascita di Margherita Hack, scienziata e divulgatrice, vera icona pop dell’astronomia.
Una vita singolare quella di Margherita Hack, nata il 12 giugno 1922 a Firenze, in Via Centostelle (un segno, se si crede nel destino). Grande accademica, precorritrice dei tempi, ha saputo rendere tangibile una materia intangibile per definizione, come l’astrofisica. La sua indole curiosa e la consapevolezza di una scienza senza confini, l’hanno spinta fin da giovane all’estero. Prima ad Utrecht, in Olanda, poi a Berckley, in California, al fianco del famoso collega Otto Stuvre, col quale scrive uno dei suoi primi trattati, Stellar Spettroscopy, un testo fondamentale per l’astrofisica. Non solo scienziata, Margherita è però anche una donna anticonformista, impegnata nelle battaglie per i diritti civili, contro ogni forma di razzismo e in difesa della parità di genere. Nonché assertrice convinta del vegetarianismo. Con due grandi passioni familiari: suo marito, compagno di una vita, e i suoi amati gatti.
La signora delle stelle
La sua carriera inizia con la tesi di laurea sulle Cefeidi, dette stelle variabili perché cambiano periodicamente di luminosità. Grazie alle sue intuizioni oggi queste stesse stelle sono considerate il punto di riferimento per misurare la distanza dalle galassie alle quali appartengono. Un altro suo grande contributo riguarda la cosiddetta astronomia agli ultravioletti, ovvero l’osservazione dello spazio tramite telescopi orbitanti attorno al Pianeta per studiare fenomeni altrimenti invisibili, come le stelle nascenti o quelle che stanno per morire.
L’origine dell’universo
“C’era una volta l’Universo. Era piccolo piccolo e caldo caldo. Poi ha iniziato a gonfiarsi come un palloncino e la temperatura è cominciata a scendere. E sono nate le stelle”. Così Margherita Hack spiegava la nascita dell’Universo. Lei, paladina del pensiero libero e razionale, che non credeva in nessuna religione. Sempre corretta, rispettosa ed altruista, con lucida onestà intellettuale, riconosceva anche i limiti della conoscenza. “Le certezze nella scienza non ci sono. Si cerca con l’esperimento e l’osservazione di scoprire le leggi che regolano l’Universo”. “L’Universo c’è – affermava – ma il motivo non si conosce. La scienza ne prende atto”.
“Noi, figli delle stelle, tutti fratelli”
Il suo profondo senso di fratellanza lo attingeva dalla consapevolezza di una origine comune dell’umanità. Gli uomini, nella sua visione, sono tutti figli dell’evoluzione dell’Universo. Un pensiero che lei spiegava semplicemente così: “Noi siamo fatti della materia delle stelle. Tutti gli elementi chimici scaturiscono dalle reazioni nucleari che avvengono nelle supernove. Le stelle alla fine della loro vita esplodono e sparpagliano nello spazio il risultato di tutte le reazioni nucleari avvenute al loro interno. Ecco perché siamo veramente figli delle stelle”.
Una grande divulgatrice
E le stelle per molti anni le ha esplorate dall’Osservatorio Astronomico di Firenze, che ha guidato – prima donna in Italia – dal 1964 al 1987. Il suo lavoro di divulgatrice l’ha poi portata alla direzione di importanti riviste del settore, come L’Astronomia, e a pubblicare numerosi testi sull’argomento, così da renderlo accessibile a tutti. Nel 1980 ha ricevuto il premio “Accademia dei Lincei” e nel 1987 il premio “Cultura della Presidenza del Consiglio”. Anche da questo le deriva la fama presso il grande pubblico, accompagnata dal ricordo del suo sorriso ironico e delle battute intrise di umorismo toscano.
La sua eredità
La donna delle stelle si spegne a 91 anni, il 29 giugno 2013. Il presidente Napolitano ha detto di lei: “Ha costantemente servito e onorato l’Italia”. Qualche anno prima, nel 1995, due astronomi avevano dato il suo nome a un nuovo asteroide: 8558 Hack. Fa piacere immaginare che ora sia lì, tra le sue stelle. A 100 anni dalla nascita, sono molte le iniziative previste in diverse città e tra queste, naturalmente, l’intensa due giorni della “sua” Firenze. Impossibile non ricordarla con un’ultima citazione: “Mi piacerebbe che l’Universo fosse infinito, così non ci porremmo le domande: “Che cosa c’era prima? Che cosa ci sarà dopo? Che cosa c’è fuori?”
(Foto di copertina: ©Mirco Toniolo/AGF)
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