Per la sua lotta contro l’oppressione delle donne e per la promozione dei diritti umani e della libertà, l’attivista iraniana Narges Mohammadi è stata insignita del Premio Nobel per la pace.
Il Comitato norvegese per il Nobel ha specificato che quello per Narges Mohammadi è un riconoscimento che va ad un intero movimento, in Iran e nel mondo, oltre alla sua leader, attualmente detenuta nel carcere di Evin a Teheran.
Chi è Narges Mohammadi
Narges Mohammadi ha 51 anni, ed è un’attivista per i diritti umani sin dai tempi dell’Università, quando aveva fondato il gruppo degli Studenti illuminati. Nel 2009 è diventata vicepresidente del Defenders of Human Rights Center, fondato dal Premio Nobel Shirin Ebadi per difendere i prigionieri politici e di coscienza nei procedimenti giudiziari.
La battaglia contro la tortura bianca
Nel 2021, insieme ad altri 85 attivisti, ha avviato la campagna White Torture, contro l’isolamento in detenzione. Si tratta di una condizione che lei stessa ha vissuto più volte sulla sua pelle. Arrestata 12 volte e condannata complessivamente a 30 anni di carcere, si trova nuovamente in detenzione dal 12 aprile dello scorso anno. Ora deve scontare una pena di 8 anni per presunti crimini contro la sicurezza nazionale.
Anche da reclusa non ha mai smesso di far sentire la sua voce. Si è sempre opposta alle condanne a morte anche contro i minorenni. Ha denunciato gli abusi e le torture subite dietro le sbarre. Ha solidarizzato con le proteste di piazza di questi ultimi anni contro le imposizioni e le limitazioni alla libertà delle donne. Nel 2020, appena liberata da un altro periodo di detenzione, ha scritto due libri e realizzato un documentario sulla tortura bianca, basato su testimonianze di attivisti e dissidenti.
Per ricordare Masha Amini
Affetta da una malattia neurologica, è stata spesso rilasciata per motivi di salute, ma poi nuovamente incarcerata a seguito di altre battaglie. Dalla prigione di Evin continua a scrivere lettere e appelli contro gli arresti avvenuti dopo le rivolte per l’omicidio di Masha Amini, la giovane deceduta il 16 settembre 2022 mentre era in stato di fermo per “violazione al codice di abbigliamento della Repubblica islamica”. Per il primo anniversario della morte della giovane, è riuscita a far pubblicare un suo articolo sul New York Times.
Sul suo profilo Instagram @narges_mohamadi_51 si raccontano anche le storie di altre donne arrestate, e di quanto accade in prigione.
Le violazioni dei diritti umani in Iran nel Rapporto Amnesty 2022-23
Secondo Amnesty International, nel corso del 2022, le autorità hanno ulteriormente alzato i livelli di repressione, fino a soffocare ogni forma di dissenso pacifico, censurando media, filtrando i social network, disturbando con interferenze i canali tv satellitari. La risposta alle proteste di piazza è stata sempre più militarizzata, e centinaia di persone sono state uccise o hanno subito ferite gravi, compresi i minori.
Centinaia di lavoratori sono in carcere solo per aver partecipato ai raduni organizzati in occasione della Giornata internazionale dei lavoratori, o per aver rivendicato i loro diritti. Nelle prigioni si è fatto ricorso a maltrattamenti e torture, oltre che al deliberato diniego di cure mediche. Il codice penale continua a prevedere punizioni corporali.
(Foto apertura: John Gomez/Shutterstock.com)
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