Maria Pia Cortellessa. Docente di lingua inglese nelle scuole superiori di Foggia e Rimini, dopo il pensionamento ha frequentato il corso di Accompagnatore Turistico e superato l’esame di Guida Turistica, svolgendo tale lavoro prevalentemente in Romagna. Al Concorso 50&Più nel 2019 ha ricevuto la Menzione Speciale della Giuria per la prosa. Vive a Foggia.
Mi aggiro per la casa in cerca degli occhiali. Non è certo la prima volta che li perdo e non sarà l’ultima. Ma ormai non me ne faccio più un problema: prima o poi spunteranno fuori, da qualche angolo nascosto, dove mai avrei pensato di riporli. E poi, con tutti quei pacchi sigillati e impilati gli uni sugli altri, alcuni ancora aperti, oggetti di varia natura sparsi per le varie stanze in attesa di definire la loro collocazione nella scatola giusta, non si può certo pretendere di trovare un affarino così piccolo.
Il trasloco in una nuova casa, fonte di stress “seconda solo ad una grave perdita o alla fine di un rapporto” come ho letto da qualche parte, è quasi in dirittura d’arrivo e segnerà l’inizio della mia nuova vita.
L’esperienza mi ha insegnato che, in ogni situazione anche la più negativa, c’è sempre un risvolto positivo: ad esempio, se non avessi avuto quel marito che ho sopportato per tanti anni fino poi ad esplodere e lasciarlo andare, certamente non sarei diventata quella che sono, la donna capace di prendere iniziative, gestire la vita sua e degli altri, in grado alla fine di liberarsi da ogni oppressione o legame soffocante. Probabilmente, con un marito “normale” sarei stata una donna banale, tutta casa famiglia lavoro, come tante mie conoscenze. Le mie potenzialità si sarebbero dissolte in una vita opaca e senza slanci. Una noia mortale!
Invece no, io non mi sono mai annoiata. La mia curiosità innata mi ha sempre spinta a guardarmi intorno, a cogliere le occasioni anche le più strane, per vivere la vita che voglio.
Il suono del cellulare, l’arrivo di un messaggio, mi distoglie per un attimo dai miei pensieri. Il mio ultimo corteggiatore mi manda il buongiorno. Leggendo le poche righe non posso fare a meno di pensare che il giovane cerca solo un diversivo, sì deve essere così. Alla sua età una storia con una donna matura può essere l’oggetto di conversazioni piccanti con gli amici. Mostrare le foto dell’ultima conquista, immaginare i dettagli del primo incontro a letto… chissà quante risate e sberleffi! Stupido ragazzo, non ha capito proprio niente di me, lo farò illudere e poi lo manderò a quel paese.
Mi sento libera. Della mia vita faccio quel che mi pare. I pensieri che mi ronzano nella testa mi riportano spesso ad una sola e giusta considerazione: la libertà non ha prezzo! Anche se la mia non è proprio una libertà totale, nel senso vero della parola. Non potrei, per esempio, sparire dalla vita di tutti senza provocare danni e senza sentire sensi di colpa grandi come macigni. Ma ciò di cui amo godere è la libertà nelle piccole cose di tutti i giorni: uscire frettolosamente dal bagno per rispondere al telefono con gli slip ancora abbassati, mangiare quando e come voglio io, uscire a far due passi negli orari più impensati. Ora, dico a me stessa, potrei fare tutto ciò con un compagno in casa? Quanto meno la decenza mi vieterebbe di vagabondare per casa mezza nuda, o se decidessi all’improvviso di uscire di casa dovrei dare giustificazioni.
Sul terrazzino di casa, fumando distrattamente una sigaretta, osservo i fiorellini della pianta grassa che iniziano timidamente a spuntare. Alcuni, i più arditi, già aperti e pronti a cogliere il calore del tiepido sole; altri più timidi, ancora in boccio, quasi consapevoli di essere troppo tempestivi, timorosi delle gelate che forse li potrebbero stroncare. Ma sento che ce la faranno, così come ce la farò io a superare questo periodo tremendo della mia vita. Cosa mi dà tanta energia e speranza? La forza, che è dentro di me, ormai non la cerco più altrove come un tempo. Conto solo nell’aiuto di Dio, quello sì, quel Dio che nonostante tutto continuo a pregare e Lui a proteggermi. In passato, mi sono sempre appoggiata a qualcuno, che fosse un amore, un’amica, un familiare, non importava. Credevo di non farcela da sola, e nella mia disistima pensavo di aver bisogno di una persona forte, che prendesse decisioni al posto mio, e invece con il tempo ho scoperto che quella persona forte sono io stessa!
Di nuovo il suono del cellulare, questa volta è una telefonata della mia amica Viktoria, russa di nascita e di temperamento. Muore dalla voglia di rivedermi e trascorrere con me un po’ di giorni. Cerco di prendere tempo, il casino che regna a casa per via del trasloco mi fa pensare ad una presenza inopportuna, ma alla fine cedo. Viktoria mi è stata molto vicina nel periodo buio della separazione dal mio compagno, mi ha aiutata a non crollare di fronte alle problematiche che essa ha comportato, le devo molto. Le dico che l’aspetto con piacere, anche se dovrà adattarsi.
“E’ ancora presto per tornare, perché non ci fermiamo a prendere qualcosa al bar?”. Viktoria non è stanca, non lo è mai. E’ da prima mattina che la scarrozzo in giro per le strade tortuose del “mio” Gargano, una sosta sul lungomare non mi sembra una cattiva idea.
Mi guardo in giro, il Bar Centrale, che ora ha cambiato nome come molti degli esercizi turistico-alberghieri della zona, mi sembra l’ideale con il suo terrazzino che dà direttamente sulla spiaggia. Ci sediamo a un tavolino vista mare. La calda giornata dovrebbe suggerire una fresca bevanda dissetante: Viktoria opta per un bel bicchiere di prosecco, io mi fiondo su un gelato, cioccolato e limone, i miei soliti gusti imbarazzanti. Iniziamo a fare programmi per il giorno successivo: dopo il tour della costa garganica e dei più suggestivi paesini dell’interno che l’hanno affascinata nei giorni precedenti, lei vorrebbe visitare Castel del Monte ed io sono d’accordo, non l’ho mai visto, una vera vergogna per una pugliese doc.
Dal tavolo disposto al nostro fianco, alla distanza dovuta dalle restrizioni del Covid 19, una voce pacata si introduce nel nostro discorrere. Appartiene ad un signore elegante ed attempato, che si insinua nella nostra conversazione con tanta naturalezza e tranquillità da spingermi ad osservarlo con attenzione. Ha un viso scavato da rughe profonde, occhi cerulei intensi ed attenti, lo sguardo serio e quasi triste. Mi sento subito attratta, tanto che dopo un po’ sposto la mia sedia in modo da averlo di fronte e riuscire a parlargli meglio.
Ci consiglia di andare a Ruvo di Puglia che, dice, è un delizioso paesino tutto da scoprire, in particolare vale la pena visitare il museo nazionale, famoso per la sua collezione di vasi antichi. Prendiamo a conversare: di Ruvo, della Puglia e soprattutto del nostro Gargano del quale siamo entrambi innamorati. Scopro di avere tante affinità con questo raffinato signore con lo stile da “lord”. La sua carriera si era svolta principalmente nella biblioteca di Vico del Gargano, dove era stato direttore per trent’anni organizzandola in modo eccelso e anticipando i tempi: sua l’idea del bibliobus, una sorta di biblioteca ambulante che si spostava giornalmente da un paesino all’altro del Gargano per permettere ai turisti di leggere, ma che attirava soprattutto i più piccoli. Quante volte ci ero stata con i miei bambini durante le lunghe vacanze estive, nella vana speranza di far nascere in loro il gusto della lettura! Di buon mattino salivamo la stradina che conduceva al parco giochi, il piccolo autobus era lì ad aspettarci. Sceglievamo i nostri libri, avventura e azione per i miei figli, storie d’amore a lieto fine per me, all’epoca perdutamente romantica.
Il tempo vola, gli argomenti che ci accomunano sono tanti. Guardo l’orologio e mi accorgo che sono già le venti, è tempo di rientrare in città, ma lo farò di malavoglia, vorrei continuare a chiacchierare con questo signore all’infinito. Comunque, siamo d’accordo nel risentirci la settimana successiva quando tornerò sul Gargano per trascorrervi un’intera settimana di vacanza già programmata. Nello stringerci la mano per salutarci, lui mi guarda dritto negli occhi con un mezzo sorriso e mi fa: “Lei conosce il Gargano meglio di me, non riesco a trovare un qualcosa di cui lei già non sappia”.
“E per forza”, gli dico, “sono sessant’anni che bazzico da queste parti!”. E poi, vedendo il suo sguardo perplesso, aggiungo: “Lo sa quanti anni ho? Sessantasei, e vengo qui da quando ero bambina!”. Lo sguardo da perplesso si fa sbalordito. “Viktoria, solo dieci anni, avesse solo dieci anni di meno e sarebbe l’uomo ideale per me!”.
“Ma che importa l’età? E’ un tipo molto interessante e sai cosa ti potrebbe offrire…”. La sua mentalità le fa prevedere cene a base di pesce e champagne in lussuosi ristoranti, viaggi esotici e regali costosi. La faccio parlare, ci sono abituata alle sue fantasticherie, ma non è quello che mi interessa.
Non posso vederlo ma sento il suo sguardo e quello dei suoi amici del bar posato su di noi mentre ci incamminiamo verso l’auto parcheggiata poco distante.
La vita può cambiare all’improvviso senza che noi lo vogliamo o ce l’aspettiamo, qualcosa dentro di me mi dice che questo incontro casuale porterà nuovo scompiglio nella mia esistenza.
“Via dalla cucina! Lontano da me e dai fornelli!”. Sono intenta a pasticciare nella casa del mio gentiluomo che, ho scoperto abbastanza in fretta, è un po’ “selvatico”. Lo chiamo infatti “Il Primitivo del Gargano”. Amante della natura e dell’archeologia, si aggira per i boschi come fossero il suo habitat naturale, ma vicino ai fornelli e per tutte le cose di casa è un vero disastro. Lo adoro, adoro i suoi difetti come i suoi pregi. Quando siamo insieme la parola silenzio non esiste, c’è sempre un argomento di cui parlare, considerazioni da fare, problematiche da sviscerare. E tante tantissime risate. Difficilmente mi annoio, il ché vuol dire tanto vista la mia natura inquieta.
Mi divido equamente tra la mia nuova casa in città e la sua sul Gargano, cercando di tenere in salvo la “mia libertà”.